L’intenzione non è sufficiente. Sia la volontà deliberata di adottare un comportamento viepiù compassionevole, che l’obiettivo di divenire sempre più consapevoli – senza applicarsi in modo equilibrato nella meditazione – non sono sufficienti a realizzare i propri, pur saggi, proponimenti.
Focalizzati su ciò che permane, la pura coscienza di essere! Osserva la tua interiorità. Sintonizzati col centro metaforico del tuo essere. Questo centro è il punto di contatto con l’universo soprasensibile. Non perderlo di vista. Chiudi gli occhi e cercalo. Ma non tentare d’afferrarlo, di possederlo. Ti appartiene solo nella misura in cui lo rispetti. Quel centro rappresenta sia il passato che il presente e quindi il futuro.
Quel centro è come una sorgente d’acqua cheta. Un pozzo da cui puoi attingere energia pura, freschezza, persino gioia. Consideralo tutti i giorni. Anche se talvolta l’andito che lo protegge sembra inaccessibile, persevera sull’uscio e lo stargate della mente si schiuderà da sé. Tu non puoi far nulla di più che riproporti, lungo la via d’accesso, lungo il percorso, al cospetto del simulacro sacro del silenzio. …
Vedi, io non sono un autore di testi, trascrivo ciò che sento ed esprimo quel che sperimento. Il segreto: incamminati e dimora sulla via fintantoché il percorso non si trasformerà nella meta. Naturalmente esistono diversi modi per rapportarci all’essenza. Molte persone hanno bisogno di seguire delle vie traverse come il canto o la ripetizione di un mantra che, per certi versi, si potrebbe assimilare alla recita di una preghiera. Per altri è più utile osservare il respiro con tutte le varianti finora escogitate. E così via.