Sei leggermente agitato e non ne conosci il motivo? Oppure, le tue sensazioni in merito sono così vaghe che non riesci a definirle? Ti senti relativamente isolato? Ti sembra che le vicende più intime ti scivolino intorno? Ovviamente non hai nessuna colpa. Il ritmo a cui sei stato soggetto, ossia le sollecitazioni a cui ti sei sottoposto, sono del tutto esagerate e te ne sei reso conto un po’ prima degli altri. Che fare, alleggerire il tran tran, fermarsi? No, semmai rallenta il tempo, medita, dà tregua al corpo-mente.
Bene, di tanto in tanto riservati qualche attimo. Per quanto ora ti sembri strano comincia col pensare di non dover pensare. Supponiamo che una qualche idea ti frulli in mente: invitala, gentilmente, a farsi da parte, ad attendere un frangente più idoneo, più propizio. “Ora” è il momento del riposo vigile. C’è una pausa da rispettare. Dopo un po’ – considerato il fatto che hai escluso ulteriori alternative – il tuo focus convergerà spontaneamente su te stesso. Quindi rilassati. Chi sei? Fino a qualche minuto fa eri solo periferia. Ora, invece, abbracci il tutto, il dentro, il fuori, il su, ciò che permane. Reitera questi momenti di non-pensiero tutte le volte che ti sarà possibile. Quando la consapevolezza è soprattutto periferica, le vicende del mondo ti appaiono vorticose. Ma se una piccola parte di te vive e osserva dal centro – l’universo interiore –, gli episodi che ti concernono, rallentano.