Una pagina antistress per cogliere, qui e ora, l’attimo, il momento presente, l’essenza, la guarigione spirituale, il miracolo della vita. Un’opportunità per migliorare la propria concentrazione.
Il punto d’osservazione per eccellenza è sempre l’angolo. Ci da la misura del contesto. Nell’angolo si rifugiano i derelitti, coloro che temono per la propria vita. All’angolo sono costretti gli ammalati, quelli che sono o si sentono temporaneamente impediti. L’angolo ti offre, quindi, quiete, riparo, calma, conforto e la straordinaria opportunità di rigenerarti.
Nell’angolo trovano pace, ristoro, sia il guerriero che l’eremita. Retorica! L’angolo della meditazione è la risorsa spirituale più concreta per risorgere, per affermarti, ossia per poter realizzare appieno il tuo vero potenziale. Ti basterà attingere a ciò che sei già. Come? Innanzitutto fermati. Lascia che l’acqua-mente divenga immobile, cheta. Attendi per tutto il tempo che sarà necessario. Osserva i pensieri da una prospettiva diversa, per l’appunto dall’angolo di vita in cui ora credi di essere costretto e scoprirai l’alchimia della supercoscienza che schiere e schiere di alacri esploratori allo spirito hanno tentato da sempre d’intercettare, individuare. Il segreto è l’osservazione paziente, protratta.
Meditazione
La “procedura” è pressappoco la seguente: siedi in modo consono, confortevole; metti a fuoco il cielo interiore e prendi atto di tutto ciò che l’attraversa o l’offusca senza soffermarti su nulla; anche se le nubi-pensiero o le nubi-emozioni transitano di continuo, tu osserva senza formulare giudizi, senza propendere o rigettare nulla.
Interpretare le immagini,
intuire la musica
nel senso più profondo
d’immediatezza che ti trasmette,
l’urgenza con cui ti sollecita,
tradurla in versi
con parole semplici
che ne trasmettano l’essenza,
con poche e stringate frasi
che ne ricompongano
l’intrinseca melodia.
Osservare i pensieri, l’andirivieni scomposto, le associazioni cui danno luogo, le emozioni che comportano, le speranze, le paure, poi il tentativo di fuga dalla realtà, quindi gli appigli con cui s’accompagnano. Tutto ciò e tant’altro, una straordinaria unità super-correlata che conosciamo appena, è la mente. Accompagnarsi ai respiri. l’aria come flusso che entra, s’interrompe, poi riprende, ma all’incontrario finché non si cimenta in un’ulteriore pausa. Il respiro, un ponte tra il corpo fisico che espleta le sue funzioni meccaniche e la mente che invisibilmente coordina la sinfonia della vita individuale supportata da una consapevolezza che trascende e comune, sia pure in diversa misura, tanto agli esseri senzienti che alle manifestazioni apparentemente più amorfe.
Focalizzare le pause. Soffermarsi, ma per un attimo solo, nel momento in cui il processo del ritmo s’inverte per cui l’inspiro subentra all’espiro e viceversa. meravigliarsi come col tempo quella pausa si espanda …
Allorquando riuscirai a esser davvero neutrale quel cielo si schiarirà d’improvviso, ma prova … e riprova … fin quando non ti accorgerai che stavi sbirciando dal buco della chiave, ma la porta non c’era.
Epilogo
Se questo tipo di meditazione avrà successo – e per aver successo dovrà apportarti, nel giro di breve tempo, benessere –; dicevo, se risultasse confacente comincerai a osservare la vita da una prospettiva diversa. il sogno in cui – senza rendertene conto – forse vivevi si dissolverà gradualmente, le illusioni lasceranno il posto alla concretezza.
Bene, oggi abbiamo argomentato sull’angolo della meditazione da cui abbiamo tentato d’intravedere uno scorcio metafisico di ciò che potrebbe essere la nostra vera essenza.