Che tutte le creature, tutte le cose viventi, tutti quanti gli esseri, possano sperimentare solo buona fortuna; possano non subire mai danno. (Anguttara Nikaya II, 72)
Plumbeo
non albeggia più
il grigiore sovrasta
non s’attenua
che umore pessimo.
In genere mi sento piuttosto influenzato dalle condizioni meteorologiche. Ma oggi, al contrario, dopo qualche istante di leggera mestizia, rimango sorpreso per la differenza. Mentre all’esterno la luce rifiutava di danzare, dentro di me è sorta la tranquillità. D’improvviso le tinte del mio piccolo mondo si sono vivacizzate e tutto mi è sembrato consono, appropriato. Come si spiega questo cambiamento? L’usuale orizzonte percettivo è davvero limitato. Il mio scopo è trovare un metodo naturale per superare intenzionalmente siffatte improbe, anguste restrizioni. La vicenda è anzitutto culturale. Le limitazioni, gli ostacoli, sono soprattutto condizionamenti.
Riesci a comprendere, autonomamente, la relatività dei tuoi stessi pensieri? Contingenza è dir poco, si tratta dello svolgersi, del susseguirsi di situazioni positive o negative. Dipende dalla prospettiva, cioè dal punto di osservazione, quindi dalla gioiosità del tuo stato d’animo. Ci sono parecchi luoghi comuni, alternativamente o al tempo stesso, veri e non veri. Non dovremmo mai dimenticare che prima di raggiungere una qual certa integrazione, centratura, quiete e tempesta s’avvicenderanno di continuo. Gioisci della quiete e non rifiutare la tempesta, il dolore, la sofferenza. Osserva, prendine atto, pazienta … senza tuttavia reprimerti.
Inconoscibile, benché sperimentabile.
Risultanza oggettiva?
È una domanda impossibile.
Quanto più la tua coscienza anela e il desiderio ti sovrasta, tanto più sei attirato nelle spire dell’ego. L’ambizione spasmodica non ti dà pace. Invece l’aspirazione al sacro, che corrisponde alla consapevolezza di ciò che è, così com’è, senza l’improbabile supporto d’innumerevoli quanto fuorvianti congetture, allontana la sofferenza. Il nostro grado d’afflizione è connesso all’ignoranza della propria, vera, incommensurabile natura. Qual è l’atteggiamento che, più d’ogni altro, ne favorisce il riscontro, la ricerca?
Qui non si tratta d’imporsi delle regole, bensì di predisporsi favorevolmente per accogliere le opportunità che la vita stessa senza ragione ci offre. Se la vita avesse uno scopo diverso da quello di celebrare se stessa, dissimile dal glorificarne la magnificenza medesima, forse non saremmo qui. Rivolgi la tua attenzione a tutto ciò che precede. Il movimento del pensiero, il libero flusso del respiro. Retrocedi sino all’onda, che prima dell’ennesima, ne consentì l’avvento della successiva. Mentre retrocedi, contestualmente sali, t’inerpichi faticosamente verso l’origine, alla volta d’ogni scaturigine, nei cui pressi ritrovi esattamente ciò che sei!
Il correlato corporeo del sacro è nondimeno la guarigione. Il conseguimento d’una sanità apparentemente perduta, ma che si ripresenta ciclicamente per ritemprare e rasserenare. Le chiacchiere si susseguono all’infinito. Talvolta ho la tentazione di farti credere che stia per rivelarti un segreto. Ma prima di raccontarti l’ennesima fantasticheria, mi sovvengo. La chiave di volta della vita spirituale è così microscopica che basta un nonnulla per perderla di vista. Il giardino della guarigione mistica è soprattutto il silenzio, la calma rigenerante della propria interiorità. L’elemento di raccordo tra disagio effettivo e benessere ideale è la meditazione che in questo contesto va intesa come coscienza vigile senza pensieri. Se preferisci, una sorta di tacita, fiduciosa preghiera. Rammenta che in meditazione si vede ciò che si conosce.