Chi o che cosa “io” sia realmente – sempreché, beninteso, un “ego” ci sia davvero – è una delle domande più ricorrenti tra i ricercatori spirituali di ogni estrazione religiosa ed è uno dei punti cruciali maggiormente rilevanti della meditazione. La domanda in questione prescinde da qualunque credenza pregressa. Il processo d’indagine potrà essere lungo e anche elaborato, ma la conclusione finale sarà sempre … beh, meglio leggere sino in fondo.
“Quale liberazione accorgersi che «la voce nella mia testa» non sono io. E allora chi sono io? Colui che vede questo. La consapevolezza che precede il pensiero, lo spazio nel quale il pensiero, o l’emozione, o la percezione sensoriale accade.
L’ego non è niente altro che questo: l’identificazione con la forma, che in primo luogo significa le forme di pensiero. […]
Ogni cosa – un uccello, un albero, perfino una semplice pietra e, di sicuro, un essere umano – è in definitiva non conoscibile. Questo perché ha una profondità imperscrutabile. […]
Quando guardate una cosa o la prendete e la lasciate essere senza imporle un nome o una etichetta mentale, nasce in voi un senso di riverenza, di meraviglia. […]
Se non coprite il mondo con parole ed etichette, quel senso di miracoloso […] ritorna nella vostra vita. […]
Più siete veloci ad attaccare etichette verbali o mentali alle cose, alle persone o alle situazioni, più la vostra realtà diventa superficiale e piatta […]. In questo modo si può forse progredire in intelligenza, ma la saggezza andrà perduta così come andranno perduti la gioia, l’amore, la creatività e la vitalità. Essi sono nascosti nella immobile pausa fra la percezione e l’interpretazione. […]
Le parole riducono la realtà a qualcosa che la menta umana può afferrare, il che non è granché. […]
Nell’uso comune «io» rappresenta l’errore essenziale, una errata percezione di chi siete, un senso illusorio di identità. Questo è l’ego. […]
Quel sé illusorio diventa la base per ogni altro modo di intendere – o meglio di fraintendere la realtà – con tutti i processi di pensiero, interazioni e relazioni. […]
Se potete riconoscere l’illusione come tale, essa si dissolve. Il riconoscimento dell’illusione è anche la sua fine. La sua sopravvivenza è legata al fatto che la confondete con la realtà. Quando vedete quello che non siete, la realtà di chi siete emerge spontaneamente“.
[ Da: “Un nuovo mondo” di “Eckhart Tolle” ]
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– Eckhart Tolle su Macrolibrarsi.it
– https://it.wikipedia.org/wiki/Eckhart_Tolle – Fonte