Nel cuore pulsante della ricerca spirituale, il respiro emerge come il sacro filo conduttore dell’esistenza. Il saggio Roberto Maria Sassone, con la sua opera “Il guerriero interiore. 108 aforismi per l’uomo di transizione”, ci invita ad un viaggio di risveglio attraverso la consapevolezza del soffio vitale. Egli ci guida a riscoprire l’arte dell’attenzione, a sintonizzarci con il ritmo profondo del nostro respiro, e a esplorare la postura del corpo come specchio dell’anima. In quest’odissea verso l’illuminazione, Sassone ci svela che il vero guerriero è colui che, radicato nella realtà delle sue azioni, impara a vedere il mondo non solo con gli occhi, ma con l’intero essere. Questo cammino di disapprendimento e riscoperta ci conduce alla sublime danza con il divino, dove ogni respiro è un passo verso l’infinito.
“Il guerriero dà un’importanza speciale all’attenzione e si allena ogni giorno ad accrescerla. L’oggetto principale dell’attenzione deve essere il respiro che in tutte le tradizioni è sempre stato considerato la funzione base che determina l’intera armonia dell’individuo. Vivere e respirare sono la stessa cosa. Sentirsi respirare durante la giornata, approfondire il respiro e rallentarlo, sottrarlo ad un automatismo incosciente, sono pratiche di vera spiritualità.
Il guerriero pone l’attenzione anche sulla sua postura: sente in che modo cammina, come sta seduto, come muove il suo corpo nelle varie situazioni, dove si sente contratto. Come dice Gurdjieff, l’uomo è addormentato e non lo sa. Per svegliarsi deve iniziare a «ricordarsi di se stesso». L’attenzione è il principale strumento per ampliare la consapevolezza. Il guerriero sperimenta su se stesso un’altra caratteristica dell’attenzione che è quella di spostare l’energia vitale (prana o ki). L’attenzione sulla testa porta energia alla testa, l’attenzione sulla pancia porta energia alla pancia e così per tutto il resto del corpo. Egli quindi cerca di avere una percezione totale del suo corpo. Il guerriero esercita la sua attenzione anche tramite il «vedere il mondo». Egli sta nei suoi occhi perché ha imparato a riconoscere la differenza tra guardare e vedere. Senza consapevolezza c’è il guardare, con la consapevolezza c’è il vedere. I profani guardano ma non vedono. Il guerriero dice: «Se non sei radicato nei tuoi piedi, il Divino ti sfugge». […] La più grande lezione del guerriero è disimparare. Avere la coscienza e l’umiltà di riconoscere che alcune cose che credeva di saper fare, in realtà le fa male e con approssimazione. A questo punto, con semplicità. riprende da capo. […] L’identità del guerriero si costruisce sulla realtà delle azioni. Egli non fantastica e non immagina se stesso”.
– Roberto Maria Sassone (amazon)
– Roberto Maria Sassone (acrolibrarsi)