Il “bambino interiore” è un concetto profondo che racchiude le nostre esperienze emotive più nascoste. Ogni persona porta dentro di sé una parte vulnerabile, ferita e bisognosa di ascolto e compassione. La meditazione e la consapevolezza possono diventare strumenti preziosi per guarire questi aspetti dimenticati di noi stessi.
Cosa significa incontrare il bambino interiore?
Il bambino interiore rappresenta l’insieme dei sentimenti e delle esperienze vissute durante l’infanzia che continuano a vivere dentro di noi. Non è semplicemente un ricordo, ma una parte viva della nostra personalità che chiede attenzione, cura e guarigione.
Perché è importante prendersi cura del bambino interiore?
– Permette di sanare ferite emotive profonde
– Favorisce la crescita personale e la consapevolezza
– Aiuta a comprendere meglio i nostri comportamenti
– Sviluppa l’auto-compassione e l’accettazione di sé
La pratica della meditazione può essere un percorso efficace per entrare in contatto con questa parte di noi, ascoltarla e accoglierla con gentilezza.
«In ciascuno di noi c’è una piccola bambina o un piccolo bambino che soffre. Da piccoli, tutti abbiamo trascorso momenti difficili e molti hanno subito traumi. Spesso, cerchiamo di dimenticare i periodi dolorosi per proteggerci e difenderci da future sofferenze. Ogni volta che entriamo in contatto con l’esperienza della sofferenza, crediamo di non poterla sopportare e ricacciamo sentimenti e ricordi giù, in fondo al nostro inconscio. Forse non ci curiamo da diversi decenni di quel bambino dentro di noi.
Ma il fatto che lo abbiamo ignorato non significa che non sia comunque lì. Quella bambina o quel bambino feriti sono sempre presenti nel nostro intimo e cercano di attirare la nostra attenzione. Dicono: “Sono qui, sono qui. Non puoi evitarmi. Non puoi fuggire da me”. Cerchiamo di porre fine al dolore, così respingiamo quei bambini nel profondo di noi stessi e ne restiamo il più possibile alla larga; ma fuggire non mette fine alla sofferenza, la prolunga soltanto.
Il bambino ferito chiede cura e amore, e noi invece ci comportiamo in modo opposto. Fuggiamo via perché abbiamo paura di soffrire; il blocco di dolore e dispiacere sembra sovrastarci. Anche se abbiamo tempo, non torniamo a prenderci cura di noi stessi, ma cerchiamo di tenerci costantemente occupati. Guardiamo la televisione o andiamo al cinema, cerchiamo compagnia o facciamo uso di alcol e droghe, perché non vogliamo più avere esperienza di quella sofferenza ancora una volta.
La bambina o il bambino ferito è qui e noi neanche lo sappiamo, è una realtà, ma non riusciamo a vederla, e l’incapacità di vedere è una forma di ignoranza. Questo bambino, o bambina, ha subito molte ferite. Ci chiede di tornare da lui ma noi invece lo evitiamo.
L’ignoranza è in ogni cellula del nostro corpo e della nostra coscienza, è come una goccia di inchiostro che si espande in un bicchiere d’acqua: ci impedisce di vedere la realtà e ci spinge a fare sciocchezze che ci fanno soffrire ancora di più, ferendo ulteriormente il bambino o la bambina dentro di noi.
La bambina o il bambino feriti sono presenti in ogni cellula del nostro corpo, non c’è cellula che non li contenga. Non è necessario andarle a cercarli lontano nel nostro passato; è sufficiente che guardiamo in profondità e possiamo entrare in contatto con lei o con lui. La sofferenza di quel bambino o di quella bambina ferita abita in noi proprio ora, nel momento presente.
Ma proprio come in ogni cellula del nostro corpo è presente la sofferenza, così sono presenti anche i semi della comprensione risvegliata e della felicità ereditati dai nostri antenati. Si tratta semplicemente di farne uso. C’è una lampada in noi, la lampada della presenza mentale e possiamo accenderla in qualsiasi momento. Il respiro, i passi, il sorriso gioioso sono l’olio con cui accendiamo la lampada della presenza mentale: la luce si diffonde e l’oscurità si dissolve e cessa. Questa è la pratica che dovremmo imparare.
Quando ci accorgiamo di avere dimenticato la bambina o il bambino ferito in noi stessi, proviamo una grande compassione nei suoi confronti e cominciamo a generare l’energia che scaturisce dalla presenza mentale. La pratica di camminare, sedere e respirare con consapevolezza sono il nostro fondamento. Grazie al respiro e ai passi consapevoli generiamo l’energia della consapevolezza, risvegliamo la saggezza presente in ogni cellula del nostro corpo. Questa energia ci abbraccia e guarisce la bambina o il bambino ferito dentro di noi.»
Ascoltare il bambino interiore
«Dell’ascolto compassionevole, di solito rivolto verso qualcun altro, ha bisogno anche il nostro bambino ferito. A volte, questo bambino ha bisogno di tutta la nostra considerazione e potrebbe emergere dalle profondità della coscienza per chiedere attenzione. Se sei consapevole, sentirai la sua voce che chiede aiuto. In quel momento, invece di lasciarti distrarre da qualsiasi cosa sia di fronte a te, ritorna a te stessa o a te stesso e abbraccia la tua bambina, o il tuo bambino, teneramente. Puoi rivolgerti a lei con parole amorevoli, dicendo: “Nel passato ti ho lasciato sola, mi sono allontanata da te, mi dispiace. Da ora in poi ti voglio tenere tra le mie braccia”. Potete dire: “Caro, sono qui per te e mi prenderò molta cura di te, so che soffri così tanto. Sono stato così occupato e ti ho trascurato, ma adesso ho imparato come tornare da te”. Potrebbe essere necessario piangere insieme con quel bambino o quella bambina feriti. In qualsiasi momento tu ne avverta la necessità, puoi sedere e respirare con lui o lei: “Inspirando, torno dalla mia bambina ferita o dal mio bambino ferito; espirando, mi prendo cura di lei o di lui”.
Parla alla tua bambina, o bambino, molte volte al giorno, solo così potrà guarire. Abbraccialo teneramente e rassicuralo che non lo lascerai di nuovo solo, senza attenzione; lo hai lasciato solo così tanto tempo! Per questo hai bisogno di cominciare proprio ora a praticare in questo modo. Se non ora, quando?
Se impari a tornare a lei, o a lui, e ad ascoltarli attentamente ogni giorno per cinque o dieci minuti, la tua guarigione sarà possibile.
Quando scali una bella montagna, invita la tua bambina, o il tuo bambino, interiore a farlo con te. Quando contempli il tramonto, invita anche lui o lei a gioirne. Se lo farai per un po’ di settimane, o mesi, il bambino ferito guarirà.
Con la pratica possiamo vedere che il nostro bambino interiore non è soltanto parte di noi, ma può rappresentare svariate generazioni. Nostra madre probabilmente ha sofferto, nostro padre anche, e forse nessuno dei due è stato capace di accudire il proprio bambino interiore. Allora, quando abbracciamo il bambino ferito in noi, abbracciamo quello di tutte le generazioni passate. Questa pratica non è soltanto per noi stessi, ma per innumerevoli generazioni di antenati e discendenti.
I nostri antenati forse non sapevano come prendersi cura del bambino interiore e ci hanno quindi trasmesso questa difficoltà. Praticare significa porre fine a questo ciclo. Se curiamo il bambino che soffre in noi, non libereremo soltanto noi stessi, ma anche chiunque ci abbia ferito o abbia abusato di noi, probabilmente a sua volta vittima di abusi. Alcune persone hanno praticato con il loro bambino interiore per molto tempo. La loro sofferenza si è alleviata, hanno sperimentato la trasformazione e le loro relazioni con familiari e amici sono diventate molto più facili. Soffriamo perché non siamo mai stati sfiorati dalla compassione e dalla comprensione, ma se generiamo l’energia della presenza mentale, compassione e comprensione diventano possibili e permettiamo alle persone di amarci. Magari prima eravamo sospettosi nei confronti di tutto e tutti; la compassione ci aiuta a entrare in relazione con gli altri e a instaurare nuovamente la comunicazione.
Le persone intorno a noi, famigliari e amici, forse portano in sé un bambino profondamente ferito. Se abbiamo imparato ad aiutare noi stessi, possiamo aiutare anche loro. Quando abbiamo curato noi stessi, le nostre relazioni con gli altri diventano molto più facili. Ci sarà più pace e amore dentro di noi.
Ritorna a te stesso e prenditi cura di te. Il tuo corpo ha bisogno di te, le tue sensazioni hanno bisogno di te, le tue percezioni hanno bisogno di te. Il bambino ferito o la bambina ferita hanno bisogno di te. La tua sofferenza ha bisogno di essere riconosciuta. Torna a casa e sii consapevole di tutto ciò. Pratica il respiro e la camminata consapevoli. Fai ogni cosa in presenza mentale, allora puoi veramente esserci, allora puoi amare.»
Da: Thich Nhat Hanh, “Fare pace con se stessi“
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh