Come affrontare l’ansia con l’aiuto della saggezza buddhista e, seppur indirettamente, della meditazione? L’ansia è un’emozione comune che – a causa degli attuali ritmi di vita, nonché la complessità dei rapporti sociali, se non economici – risulta spesso inevitabile, al punto che – se non sappiamo come gestirla – può diventare una fonte di sofferenza e disagio davvero rimarchevole. In questo articolo, la maestra buddhista Thubten Chodron ci offre alcuni consigli pratici e profondi per affrontare l’ansia con saggezza e compassione. Basandosi sulla sua esperienza personale e sulla tradizione millenaria della meditazione, ci mostra come riconoscere le cause dell’ansia, come trasformarla in un’opportunità di crescita e come sviluppare una mente più serena e equilibrata. Un testo prezioso per chi vuole liberarsi dall’ansia e vivere con più gioia e fiducia. Buona lettura!
«Quando il Buddha ha descritto l’evoluzione del samsara – il ciclo di problemi che ricorrono in continuazione e in cui siamo attualmente intrappolati – ha detto che la sua origine è l’ignoranza. Si tratta però di un tipo specifico di ignoranza, ovvero quella che fraintende la vera natura dell’esistenza. Sebbene tutte le cose dipendano da una serie di fattori e siano in un flusso di costante cambiamento, l’ignoranza le considera concrete, solide, come se ogni persona e ogni oggetto fossero dotati di una propria essenza individuale e intrinseca. Rendiamo particolarmente solidi e concreti soprattutto noi stessi, pensando “questo sono io, questi sono i miei problemi, questa è la mia vita, la mia famiglia, il mio lavoro. Io, io, io…”
Da principio, quindi, rendiamo noi stessi decisamente solidi; poi sviluppiamo un attaccamento e una preoccupazione per questo sé esagerati. Osservando il modo in cui viviamo le nostre vite, non possiamo non accorgerci di quanto grande sia questo attaccamento al sé: vogliamo prendercene cura, vogliamo essere felici, vogliamo questo, non vogliamo quello. Tutti gli altri vengono dopo, per primi veniamo noi! Ovviamente siamo troppo educati per dirlo ad alta voce, ma quando analizziamo il nostro abituale comportamento, la cosa appare in tutta la sua evidenza.
A questo punto, è abbastanza semplice capire che l’ansia si sviluppa proprio a causa di questo eccesso di attenzione rivolta a sé stessi. Ci sono più di sette miliardi di esseri umani su questo pianeta e fantastiliardi di altri esseri nell’universo, ma noi ne consideriamo davvero importante solamente uno: noi stessi. Con questa unica preoccupazione, è inevitabile che sorga l’ansia. Il nostro egocentrismo ci impone di prestare un’attenzione incredibile a qualsiasi cosa abbia a che fare con noi e anche la minima inezia che ci riguardi assume proporzioni enormemente esagerate. Allora ci stressiamo e diventiamo ansiosi.
Facciamo qualche esempio: se il figlio dei vicini non fa i compiti, non ci viene l’ansia, ma se è nostro figlio a non farli è un dramma! Se la macchina di un conoscente viene ammaccata diciamo “Oh che peccato!” e immediatamente ce ne dimentichiamo, ma se è la nostra auto a subire un danno possiamo andare avanti a parlarne e a lamentarci per settimane. Se un collega riceve una critica, la cosa non ci riguarda, ma se a noi viene fatto anche un piccolissimo appunto, ci arrabbiamo, ci sentiamo offesi e feriti o andiamo in depressione.
Perché succede tutto questo? Perché l’ansia è profondamente legata all’egocentrismo: più siamo convinti di “essere la persona più importante dell’universo e qualunque cosa mi capiti è di enorme rilevanza” maggiore sarà l’ansia che proveremo.
Quando ci troviamo invischiati in questa spirale di ansia e preoccupazione, l’oggetto dei nostri pensieri sembra incredibilmente importante; è come se la nostra mente non avesse scelta: deve pensare a quella cosa perché è di rilevanza monumentale!
Però se ci fate caso noterete anche un’altra cosa: la mente diventava ansiosa ogni volta su un argomento diverso. Forse anche lei ha bisogno di distrarsi: è troppo noioso avere come motivo di ansia un solo oggetto! Mentre siamo preoccupati di una cosa, quella sembra la più importante di tutte e le altre sono trascurabili. Ma poi, la volta successiva, un’ansia diversa prende il posto della precedente e tutto il resto non sembrava andare poi così male. Se riflettete, vi renderete conto che il problema non è l’oggetto per il quale vi state preoccupando, bensì la mente, sempre in cerca di qualcosa per cui essere in ansia. E se la mente non trova un problema, allora se ne inventa uno.
In altre parole, la questione non è ciò che accade “là fuori”, ma quel che avviene “qui dentro”. Il modo con cui viviamo un’esperienza dipende esclusivamente da come la vediamo, da come ce la raccontiamo. Ecco perché il Buddha ha detto che tutte le nostre esperienze di piacere e di dolore non sono provocate dalle persone o dagli oggetti esterni, quanto piuttosto dalla nostra stessa mente.
Come possiamo gestire la nostra mente quando diventa così egocentrica e ansiosa? Fondamentalmente dobbiamo imparare a ridere un po’ di noi stessi, perché davvero la nostra mente sembra una scimmia, non è così? Ci preoccupiamo di questo e di quello, come una scimmia che continua a saltare da un ramo all’altro. Dobbiamo imparare a ridere di questa scimmia anziché prenderla così sul serio e sviluppare un certo grado di umorismo anche riguardo ai nostri problemi. A volte i nostri problemi sono abbastanza ridicoli, non trovate? Se potessimo tornare indietro e passare in rassegna tutti i nostri guai ci renderemmo conto che molti erano piuttosto comici. Se un personaggio di un telefilm avesse di simili e si comportasse come ci siamo comportati noi, probabilmente ci verrebbe da ridere.
A volte invece uso questo metodo: faccio un passo indietro e mi osservo “oh, guarda quanto Chödron è dispiaciuta per se stessa, poverina! Ci sono così tanti esseri senzienti al mondo che stanno attraversando le esperienze più tragiche, ma la povera Chödron si è appena fatta male a un alluce. Che disperazione!”
Un antidoto, dunque, è essere autoironici e capaci di ridere di noi stessi. Ma per quelli tra voi che proprio non ce la fanno o non possono, c’è un altro sistema. Il grande saggio indiano Shantideva diceva: “Se avete un problema e potete fare qualcosa per risolverlo, allora non c’è ragione di preoccuparsi. Ma se non c’è nulla che possiate fare per trovare una soluzione, preoccuparsi non ha senso perché questo di certo non lo risolverà”. Dunque, che un problema sia risolvibile o meno, è inutile diventare ansiosi o arrabbiati.
Provate a ragionare in questo modo riguardo a un vostro problema. Sedetevi per un istante e pensate: “c’è qualcosa che posso effettivamente fare per risolvere il mio problema oppure no?” Se la risposta è sì, fatelo. Ma se non c’è nulla che potete fare per cambiare la situazione, è inutile che diventi la causa di tanta preoccupazione. Lasciate che le cose vadano come devono andare. Provate a pensare in questo modo e verificate si vi è di aiuto. (fine prima parte)»
[ Thubten Chodron – Tradotto (da Carolina Lami) – da The Path to Happiness ]
– Thubten Chodron (amazon)
– Thubten Chodron (macrolibrarsi)
– Thubten Chodron – Wikipedia
– Fonte