Perché contemplare la mente è divenuto uno dei preliminari più apprezzabili per coloro che si avviano lungo il sorprendente sentiero della meditazione? L’osservazione neutrale delle stravaganti circonvoluzioni del pensiero introduce uno straordinario elemento invariante, la consapevolezza. La nuda attenzione, rivolta alle inarrestabili piroette della propria coscienza aiuta a comprendere come i pensieri non siano nemici da sopprimere, né tantomeno esaltare. Tant’è che la prima conclusione cui giungono i meditanti più adusi alle vie relativamente tortuose che si avviluppano nell’alveo di siffatto discernimento è che noi non siamo affatto i pensieri. I contenuti della mente non sono la realtà. Rivolgere una vivida attenzione compassionevole a tutto ciò che si alterna di volta in volta aiuterà l’armonia implicita all’insieme a prendere, rapidamente, il sopravvento. Leggiamo, ora, le splendide considerazioni di Christina Feldman. …
«A molti di noi sembra più facile trovare compassione per il proprio corpo che per la mente propria o altrui. Viviamo con l’illusione secondo cui dovremmo controllare i nostri pensieri e fantasie ed essere in grado di scegliere quali pensieri devono apparire. Se siete disposti a sedervi e a contemplare la vostra mente anche solo per cinque minuti, vi renderete conto ben presto dell’assurdità di un simile proposito. Contemplare la propria mente è come stare in piedi all’angolo di una strada trafficata: sperate che compaiano farfalle ed uccellini, ma è altrettanto probabile che vi capitino pesanti autocarri e fumi di scarico. Di rado vi alzate la mattina e decidete che è un bel giorno per essere sopraffatti dall’ossessione o dall’agitazione mentale. Non uscite di casa con l’intento di passare la giornata irritati con il mondo, tutti presi ad indugiare sul passato o assorti in fantasticherie. Quando vi smarrite nella confusione o nell’ossessione, è facile dire a voi stessi che dovreste sapere il fatto vostro, che la vostra mente dovrebbe essere diversa da quella che è. La stessa intolleranza tende a sorgere quando incontrate la mente degli altri.
La vostra mente è un’incredibile narratrice di storie, di rado a riposo. Narrate storie su voi stessi, sugli altri e in effetti su quasi tutto ciò che entra nel campo della vostra percezione. A volte sembra quasi che la vostra mente sia in missione per rendere familiari e note tutte le cose del mondo. E una missione logorante. Al termine del primo giorno di un ritiro di meditazione, molte persone si stupiscono di ritrovarsi così stanche da riuscire a malapena a tenere gli occhi aperti. Tutto quel che hanno fatto nel corso della giornata è stare sedute, ma l’incessante flusso di pensieri, fantasie, aspettative, progetti e rimpianti consuma un’enorme quantità di energia.
Una donna con un disturbo ossessivo-compulsivo disse che si sentiva torturata e imprigionata dalla propria mente. I suoi pensieri le regolavano la giornata, dettando le sue azioni e la sua vita. Prima di uscire di casa, la sua mente pretendeva che controllasse per tre volte che tutte le finestre fossero chiuse, il forno spento e le scarpe allineate secondo una disposizione prestabilita. Le sue giornate erano piene di rituali dai quali non vedeva l’ora di liberarsi, ma i suoi pensieri tirannici avevano più potere del suo desiderio di libertà. Considerava la propria mente come un nemico; la fantasia era l’unica via di fuga dall’incessante flusso di pensieri che tormentava la sua vita. Attraverso la consapevolezza, imparò ad ammorbidire l’odio nei confronti dei pensieri ossessivi, a sostituire la resistenza con la curiosità, e il loro potere cominciò a scemare.
Una persona il cui benessere non sia mai stato sconvolto dai movimenti della mente è un’eccezione. La pratica spirituale può essere usata come un modo per sopprimere i pensieri e approfondire così l’avversione nei confronti della mente. La mente diventa il bersaglio del biasimo e della negazione e viene trattata alla stregua di un ostacolo. Ma la mente ha subito una cattiva stampa che non merita. Il Buddha ha detto: “Chi è il mio nemico? La mia mente è il mio nemico. Chi è il mio amico? La mia mente è il mio amico”. Proseguì dicendo che la pratica della meditazione è uno strumento non per domare la mente, ma per addestrarla. La meditazione non è l’ennesimo espediente per manipolare o mettere da parte la mente. E un mezzo per comprenderla. Con la compassione arrivate a rendervi conto che la vostra mente ha bisogno di essere curata e guarita come ogni altra dimensione della vita che sia in una condizione di sofferenza o di inquietudine.
Scoprire di poter essere consapevoli della propria mente con la propria mente è una grande liberazione. Scoprire che non è il pensiero a togliervi equilibrio, ma l’autorità che voi stessi date al pensiero, è una grande emancipazione. Attraverso la credenza e la confusione voi fate del pensiero l’assoluta causa determinante di ciò che credete di essere voi stessi e di ciò che credete siano gli altri. Conferite al pensiero il potere di imporvi la felicità e l’infelicità credendo alle storie che voi stessi raccontate.
Poi scoprite che, grazie alla consapevolezza, potete fare un passo indietro rispetto alle vostre storie, alle vostre opinioni, ai vostri giudizi e conflitti e cosi facendo non definite più voi stessi o alcuna altra cosa al mondo in base ai contenuti della vostra mente. Imparate a portare un’attenzione compassionevole nel cuore della confusione e del caos, che quindi iniziano a calmarsi. Come con ogni altra dimensione della compassione, la rappacificazione con la vostra mente turbolenta e a volte spaventata si basa sulla disponibilità ad entrare in intimità con essa.
Potete imparare a prendervi cura dei vostri pensieri e far sì che nascano dall’amore, dalla compassione per tutti gli esseri. Se portaste la chiara intenzione di essere consapevoli dei vostri pensieri anche in una sola giornata, iniziereste ad accorgervi di quali dei vostri schemi mentali contribuiscono alla sofferenza e quali alla cessazione della sofferenza. Essendo consapevoli dei vostri pensieri scoprite che essi, come tutte le cose che nascono, hanno degli antenati. I vostri pensieri nascono dai sentimenti, dalle credenze, dalle paure e dall’identità. Grazie alla consapevolezza siete motivati ad osservare non solo i vostri pensieri, ma anche le loro basi. L’alchimia della consapevolezza consiste nell’introdurre nella luce della coscienza e dell’attenzione tutto ciò che era nascosto ed inconscio. Scoprite l’insoddisfazione e l’ansia che tengono la vostra mente così indaffarata e occupata. Sono queste le zone che possono essere trasformate dall’attenzione compassionevole. Non dovete mettere a posto o manipolare alcunché. L’attenzione compassionevole è il primo passo sulla strada del lasciar andare.
Non appena la vostra mente comincia a calmarsi, scoprite anche il potere creativo che hanno i vostri pensieri di esprimere le intuizioni e comunicare la comprensione. Iniziate ad armonizzare i vostri pensieri con i vostri valori più profondi. Potete indagare la nascita e la cessazione della sofferenza. La vostra mente può esservi alleata sul sentiero della guarigione.»
[ Da: Christina Feldman, “Compassione. Ascoltare le grida del mondo“ ]
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