Hai mai provato a meditare ascoltando i suoni del mondo? Non quelli della tua playlist preferita, ma quelli che ti circondano ogni giorno: il traffico, il vento, le voci, le ambulanze… Forse pensi che siano solo rumori fastidiosi che ti distraggono dalla concentrazione. Ma se ti dicessi che invece sono opportunità per entrare in contatto con il silenzio interiore e con il cuore del mondo? Con queste annotazioni, ti parlerò di come la pratica meditativa possa insegnarti ad ascoltare i suoni da una prospettiva diversa, senza giudizio né reazione, ma con apertura e compassione. Ti mostrerò come i suoni possano diventare dei maestri che ti guidano verso una maggiore consapevolezza di te stesso e degli altri. Ti invito a leggere il bellissimo testo di Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“, che contiene preziose riflessioni e suggerimenti per la tua pratica. Spero che questo post ti sia utile e ti stimoli a sperimentare la meditazione sonora nella tua vita quotidiana. Buona lettura e buona meditazione!
«Nel mondo ci sono i suoni, i nostri rumori e quelli delle vite degli altri. Nella pratica meditativa, si impara ad ascoltare suoni e rumori da una radicale trasparenza. Come fossimo uno sfondo limpido, ascoltiamo i suoni sorgere, restare un certo tempo, svanire. Cerchiamo di non soffermarci sulla causa che li ha prodotti, ma di prestare piuttosto attenzione alla loro vibrazione e alla reazione immediata che suscitano in noi: piacere, dispiacere, indifferenza. Anche queste reazioni sono rumori. Il Maestro thailandese Ajahn Chah diceva: «Non uscite a disturbare i suoni». Spesso, le nostre reazioni sono molto più rumorose del rumore stesso.
Ogni suono sorge su uno sfondo di silenzio e svanisce in uno sfondo di silenzio. Un detto zen confida: «Il silenzio che precede la musica e quello che la segue sono musica». Imparare a percepire lo sfondo di silenzio esterno aiuta ad avvertire anche lo sfondo interno, quello che precede la reazione, il pensiero, il giudizio. Addestrarsi a stare con i suoni e i rumori come energie che sorgono, sostano e scompaiono insegna a stare con i pensieri con lo stesso atteggiamento di partecipazione impersonale, al di là della persona, senza appropriazione, ma in intimità, non con il contenuto e il commento al contenuto, ma con la scia che un pensiero porta con sé, con la sua tonalità affettiva.
Stare con i suoni del mondo, con la sua sinfonia, fa percepire paesaggi sonori e ci leva dalla tirannia della vista. La mente si purifica, diventa più vasta e morbida e il cuore si sintonizza con il cuore del mondo, con le vite degli altri, i loro echi, le loro scie. C’è un suono particolare, intenso, e soprattutto per chi vive in città anche frequente, è il suono delle ambulanze. Io invito a non ascoltarlo come un suono tra gli altri, ma come il segnale dell’emergenza, qualcuno ha bisogno di me, almeno del mio pensiero: «So che sei lì, so che sei in pericolo, non sei solo, ti sento, ti mando il mio augurio di bene».»
(Da: Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“)
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– Chandra Livia Candiani – Wikipedia