Il primo breve ciclo delle nostre riflessioni – l’articolo risale al 2003 – si è concluso. Dopo questa ultima modesta raccolta di pensieri archivieremo il tutto cercando di dedicare il nostro esiguo tempo disponibile ad incrementare le risorse gratuite più specialistiche del sito. Ma ora chiedo venia: per una volta soltanto mi leverò qualche sassolino.
Nulla di nuovo sotto il sole. La chiave di successo del pluralismo democratico è sempre la stessa, la diffusione di una cultura e di una conoscenza trasparenti e, al giorno d’oggi, la libertà dei mezzi d’informazione di massa, della televisione. E’ inutile illudersi. Senza tale libertà la democrazia ha margini ridottissimi. Libertà d’informazione significa riconquistare una certa indipendenza dalla politica, dalle autorità formali, dal potere pseudoreligioso e da quello meramente economico. Ma è mai possibile? Per ottenere questo risultato bisognerebbe perseguire, senza tentennamenti, un nuovo antico principio, la deregulation. Pensate che l’ordine ne risulterebbe turbato? Tutt’altro! Noi stiamo parlando di deregulation informativa e non culturale o sociale. Usi, costumi e abitudini, e chi li contesta? A ciascuno il proprio piccolo mondo, ma con mille campane, diecimila arcobaleni, innumerevoli sfumature della pelle, nessun fondamentalismo religioso. Anzi, siccome sembra che per il momento sia impossibile rinunciare ad un determinato insieme di credenze, allora sarà meglio favorire la presenza di mille religioni. Ognuna con il suo messaggio di pace, libertà, amore, compassione, comprensione, reciprocità, tolleranza …
Finalmente ho capito che in realtà Capuccetto non era rosso, ma verde. E il lupo non era semplicemente nero, si trattava bensì di un lupo grigio affiliato ad una setta nera, extracomunitario, clandestino, pedofilo, terrorista rosso, estremista islamico, membro di Al Qaeda, kamikaze … mi sa che devo aver visto troppa libertà televisiva.
A ciascun cristiano. Amico, sappi che la croce è un simbolo spirituale e non identitario o culturale. Rammenta sempre che il pentimento sarà inutile se prima non rimedierai concretamente agli errori commessi. Altrimenti diverrai falso, ipocrita e bugiardo. Se hai rubato, pentiti pure, ma restituisci il maltolto. E se ti sei adoperato illecitamente per ottenere un vantaggio o un privilegio a discapito di un tuo fratello o di una tua sorella, restituisci il beneficio, rinuncia a quel privilegio. Se hai abusato della credulità altrui, confessa la verità. Se hai offeso o molestato qualcuno, adoperati innanzitutto per farti perdonare dal tuo incolpevole interlocutore, o dai suoi congiunti, poi chiedi perdono a dio … Ho visto troppe persone che continuano imperterrite a malversare e a cospargersi il volto con la cenere delle proprie vittime. Nessuno potrà mai perdonarti, non la tua coscienza, non i preti e nemmeno i tuoi venerabilissimi santi se prima non avrai rimediato da te stesso, in prima persona, a tutti gli sbagli o spropositi, anche involontari, malauguratamente commessi. Siffatto comportamento non è in contrasto con le esigenze economiche della tua società. Al contrario, esso è il fattore che ti consentirà di trionfare comunque sulle avversità, giocare vittoriosamente la tua partita a scacchi con la vita affermandoti in modo palese, limpido e cristallino.
Gli ostacoli alla propria autodeterminazione, affermazione sociale, autoconsapevolezza o meditazione non derivano quasi mai da cause esterne. Tali impedimenti dipendono, essenzialmente, da noi stessi. Certo, vivere in un ambiente produttivo e dinamico, così vitale da limitare al minimo indispensabile i consueti condizionamenti, capace di esaltare naturalmente le propensioni individuali e incoraggiare il proprio desiderio di sperimentare nuove possibilità e ritmi esistenziali, semplifica ogni sforzo. Crescere in armonia, gioire della vita, applicarsi nello studio, realizzarsi nel lavoro, diventano trame fluide, atti la cui efficacia condurrà lievemente verso la comprensione. Ma di cosa? Del fatto che qualunque conseguimento fisico e contingente ci lascerà comunque insoddisfatti finché non avremo riconosciuto l’altra metà del desiderio, di noi stessi e adempiuto l’esigenza ancestrale che ci sospinge ad essere inevitabilmente sempre più consapevoli della Verità.
Grazie per la cortese attenzione.