Vi propongo una breve serie di rapide speculazioni introspettive. Vi siete mai accorti che prim’ancora d’informarvi esaurientemente in merito ad un determinato argomento nutrite già qualche sottile pregiudizio? Siete già predisposti. Nel vostro intimo vi sentite subito favorevoli o contrari. Tranne, ovviamente, il caso più specifico dello studio, non provate nemmeno a comprendere.
Prospettiva
La prospettiva che cerco di trasmettervi con questo semplice articolo è quella della neutralità. Yoga, Buddhismo, sarò drastico, ma in realtà non v’è nessuna differenza. Si tratta di ricerca interiore, spiritualità laica, e come tale va affrontata con molta cautela. Affidarsi alle istruzioni di un qualche precettore esterno che si propone come maestro spirituale – tranne, ovviamente, il caso degli insegnanti più attendibili o noti – è rischioso. Meglio vivere una vita attenta, equilibrata, dedicare attenzione alle ragioni degli altri almeno quanto ai propri moventi, quindi a se stessi. Per valutare o giudicare gli altri bisognerebbe prima immedesimarsi nella loro situazione.
Ricerca
L’ambito su cui convergono le ricerche spirituali di ogni tradizione è sempre il medesimo. Taluni esploratori si fermano prima, parlano dell’esperienza di un Dio unico e creatore, e lo percepiscono come amore. Tal’altri diventano consapevoli di questo medesimo amore e lo esprimono come compassione.
La mia ricerca si è svolta sempre sulla falsa riga di due approcci, due ambiti apparentemente molto distanti. Il primo riguardava le preghiere. Mi sono chiesto. Che cosa sono davvero le preghiere? Invocazioni, richieste d’aiuto, espressioni di ringraziamento? Ebbene, sono giunto alla conclusione che in realtà le preghiere sono colloqui con se stessi. Eccessivo? Che differenza c’è tra dentro e fuori, me e te? Ciò non toglie che in assenza di un’adeguata energia di consapevolezza, nutrire fiducia e quindi speranza ci lascia più aperti, disponibili a ricevere, ma senza appigli. Di conseguenza più rilassati. D’altra parte, credere che la situazione personale, o quella dei propri cari, volgerà per il meglio è già un trampolino, il miglior auspicio per l’opportuno compimento di attese, desideri e persino miraggi.
Il secondo criterio d’indagine è stato quello meditativo. Ho perso anni ed anni per rincorrere la chimera della meditazione come assenza di sforzo, e con un gran numero di piccoli disagi secondari. Infine mi sono rimboccato, si fa per dire, le maniche ed ho ricominciato da zero, cioè da dov’ero sempre rimasto. Ho osservato il respiro, mi sono concentrato su inspirazione ed espirazione fin quando ho visto i pensieri allontanarsi da soli. Ora non mi devo sforzare più come prima e la meditazione mi accade piuttosto naturalmente. Quindi non si può cominciare già da metà strada! Potrebbero esserci anche dei fortunati predisposti a partire da dove io sono appena giunto, ma quanti sono?
Anelito
L’anelito spirituale come investigazione di se stessi per tentare di ri-trovare una condizione di relax, gioia immotivata. Ecco ciò che conta. E la passione necessaria per seguire un simile percorso dipende dalla curiosità e dall’energia di cui disponiamo. Affinché l’energia sia viva dovremmo rammentare che questa unità corpo-mente è un’entità impermanente e dinamica. Sicché solo la nostra partecipazione attiva al lento fluire degli eventi, ma tale tale da non coinvolgerci oltre misura, risolve ogni dubbio su come riuscire ad “essere”, cosa fare per realizzare se stessi, ecc. La consapevolezza che l’alternarsi dubbio/certezza è implicito alla nostra attuale condizione e che il suo superamento può avvenire solo allo schiudersi o sbocciare della dimensione interiore. Il segreto del risveglio, ben lungi dal desiderio è, semmai, il soffio, proprio l’anelito.
Mente
I buddisti considerano la mente come un altro senso, uno strumento, ma noi non siamo lo strumento.
Talune persone, proprio perché più sensibili, hanno bisogno di sentirsi al sicuro. Nell’affrontare determinate nuove circostanze tentennano. Questa sensibilità è un premio, consente di osservare certi aspetti della vita che ai più risultano del tutto sconosciuti, incomprensibili. Ma al tempo stesso si deve evolvere. Spesso questa percettività implica sofferenza esistenziale, ansia, che a sua volta ostacola la facoltà di esprimersi ed interagire liberamente.
Trasformare le proprie debolezze in punti di forza è essenziale. Un esempio: affermare che noi non siamo la mente, cioè non siamo il flusso di pensieri che le danno vita ed origine, è un artificio. Non è detto che sia vero in assoluto, ma è utile perché ci rammenta che è preferibile evitare una mera identificazione con i propri pensieri, ovvero con tutto ciò che riteniamo di essere … capaci di fare, predisposti a reagire, ecc.
Pensieri positivi
Tuttavia sembrerebbe che i pensieri positivi ci diano forza. Ma ogni pensiero positivo comporta pure la sua ombra, la negatività. Quindi ritengo sia meglio attenersi all’essenziale senza teorizzare eccessivamente e prediligere una via di mezzo, di equilibrio e moderazione. Esiste il momento o il tempo della serietà e quello del divertimento, cioè della spensieratezza. Il funambolo cammina sempre in bilico, ma non cade perché conosce l’arte della vita, protende a destra o a sinistra secondo necessità.
Epilogo
Comprendere le ragioni degli altri mantenendosi equidistanti non significa, necessariamente, accettare supinamente tutto ciò che ci viene proposto. Il che vale soprattutto per queste stesse riflessioni. Verrà comunque il momento in cui ci toccherà fare delle scelte. Ma saranno tanto oculate, quanto più l’anelito per la ricerca di soluzioni adeguate sarà divenuto, via via, passione, comprensione, discernimento, buonsenso.
Articolo del 02-01-08. Grazie per la cortese attenzione.