Oddio delle rane, non ci avevo mai pensato. Non siamo solo noi, libere – si fa per dire – componenti della stirpe cosiddetta umana, a illuderci che l’insieme proceda secondo le regole super-partes stabilite dalla stella extragalattica adibita dal caso, se non dagli Artefici, al ruolo di comprimaria dispensatrice di bio-vita. Sono gli umani stessi, la primigenia stirpe stanziale cosiddetta terrestre a credersi l’ago della bilancia di tutto ciò che esiste. Come se non bastasse s’illudono di creare, con il loro incomprensibile quanto criminale egocentrismo – leggi inconsapevolezza della reciproca interdipendenza – i prodromi della democrazia. Da qui a convincersi di essere buoni, giusti e saggi il passo è piuttosto breve, direi un nonnulla.
Già, le illusioni si succedono, dunque, a iosa. Potrei citarne centinaia. Le loro dinamiche dipendono soprattutto dal labirinto di assurde credenze a cui i medesimi – i cosiddetti abitanti di Gea – hanno supinamente aderito. Una di queste “fissazioni” è, per l’appunto, l’assurda e fallace convinzione che l’altrui libertà dipenda – o meno – dalle nostre scelte.
Ebbene, mentre la rana Zen rifletteva col cipiglio di un pensatore di altri tempi … le avvisaglie dell’incipiente stagione delle piogge, ossia i prodromi dell’imminente cambio di stagione, sarebbe a dire quei goccioloni così persuasivi da scuotere finanche la più placida delle rane, ci indussero a rifugiarci, seduta stante, a celebrare all’unisono il rito del ringraziamento unico, per l’esattezza la meditazione sulle nostre antiche e pregresse origini … Col cipiglio di coloro che hanno rinunciato a ogni desiderio pregresso, mi predisposi anch’io ad adorare il silenzio, nonché a cullarmi sulle arcane note di giubilo che la natura si pregiava, solerte e ancorché felice, di offrirci … Sennonché fu proprio la rinuncia informale a quell’anarchica pletora di desideri ricorrenti che soffiò sulle illusioni più nocive disperdendo soprattutto l’inconsapevolezza di essere pregevoli quanto degnissime rane.