“Maestro, a proposito del libro, puoi dirmi qualcosa del Sacro Libro custodito nell’archivio del benamato Tempio?”, esordì di punto in bianco la rana nel corso di uno dei periodici colloqui silenti – ossia senza proferir parola – con il Venerabile zen.
Bene, stavolta ci sarebbe subito una puntualizzazione. La rana non era una rana, ma siccome, sinora, non ho fatto che parlare di rane e di semi-Bhudda, non mi resta che celiare. Stavolta la rana era – solo – una mite ricercatrice che tentava di accedere con qualche stratagemma al suddetto archivio convinta che la lettura dell’emerito testo le avrebbe chiarito svariati dubbi.
“Cos’è che cerco davvero?”, si era chiesta più volte la nostra nuova rana sui generis, un’amica zen sfuggente come i giochi di ombre che la luna proiettava dal picco dell’illuminato sull’umile sentiero percorso di continuo dagli innumerevoli seguaci dei monaci del Buddha-perditempo.
Già, il tempo, era questo il clou del problema. Da quanto cercava? Cos’è che le mancava? In fondo in fondo aveva tutto. Aveva i fiori, aveva i ciottoli del viottolo nel bosco, aveva una famiglia. A quanto è dato sapere le mancava solo di realizzare il nulla e nel Libro Sacro cercava dunque una scorciatoia che le consentisse di meditare, di meditare e basta.
“L’universo è proprio come lo leggi, ci trovi sempre ciò che stai cercando. Ogni teoria non esiste di per sé, sono solo i tuoi modi per interpretarlo. Dio è sia fuori che dentro la tela”, sembrò dire il gatto del Tempio che l’osservava con malcelata noncuranza procedere nell’ampio vestibolo adiacente la sala di meditazione degli ospiti permanenti.
L’atmosfera appariva surreale, tant’è che d’improvviso il gatto le sembrò parlare: “Figliola, chiedi a te stessa prim’ancora che ai libri o ai presunti maestri”. Ma la rana, caparbia, sfogliò il volume riposto in bella mostra sul suo ripiano d’appoggio, aprì una pagina a caso, e meraviglia delle meraviglie, trovò una strofa che recitava:
“Non ammantare la verità con infiniti e innumerevoli orpelli, osserva il tuo respiro e ti sarà tutto chiaro”.
Sorpresa, ma non troppo, la rana sedette accanto al gatto e focalizzò in primo luogo il flusso naturale del respiro, ma senza escludere il resto. Così fece e rifece non meno di una volta al giorno. Ora, la rana, è una splendida donna affermata che ha conquistato … – sé stessa? – … No, ha rinvenuto un provvidenziale punto di calma con cui riconnettersi tutte le volte che le serve. Ok, credete che l’avesse letto sul Libro? Macché, glielo disse il gatto, ovviamente.