Colui che segue seriamente la via non vede gli sbagli del mondo. Se si trovano difetti negli altri vuol dire che siamo noi nell’errore. (Dal sutra di Hui Neng)
Siamo alle solite, la nostra splendida e propizia diletta – della cui amicizia e affetto ne siamo oltremodo orgogliosi e riconoscenti – non è un essere astruso o avulso dal contesto, ma partecipa intensamente alla vita pubblica del fantastico luogo ove a suo tempo rinacque, il paese delle rane zen.
Ebbene, l’amica rana, si rammaricò per un episodio accaduto mentre trascorreva le vacanze estive presso i fangosi stagni termali dove si reca quando le sue già sobrie risorse volgono al peggio.
L’amabile protagonista di cotante futili storie fu colta alla sprovvista. E come oramai capita piuttosto frequentemente si affrettò a chiedere lumi al suo ineffabile e incomparabile maestro, sperando che almeno lui riuscisse a chiarirle il suo più recente ed ennesimo dubbio.
– Oh mio signore – esordì la rana – il mecenate, reggitore della modesta contrada in cui vivo ha proibito a chicchessia di sedere sui gradini del sagrato della fulgida cattedrale locale. Temo potrebbe impedire, altresì, di sostare negli spazi pubblici antistanti i numerosi monumenti. Inibire taluni anditi come quelli sparsi un po’ dovunque tra le antiche mura. Non potrò più trattenermi e indugiare a mio piacimento. Solo sguardi fugaci, rapidi ed effimeri passaggi.
– Permettimi di precisare – proseguì l’allieva – quei frammenti civici sono storia vivente. Essi producono un’ambientazione magica. Un’atmosfera suggestiva e incantata. Ora, però, non accoglieranno più i visitatori pellegrini. Non più pause distensive, ma solo tappe affrettate, sbrigative, forse persino convulse. E pensare che io vivo adagio adagio, pigramente. La mia natura è aderire. Certo, lo ammetto, sono loquace, ma quello è solo il mio modo di pregare, recitare i miei mantra, partecipare. Maestro, il motivo addotto per tale divieto è stato la salvaguardia del decoro. Ma cos’è il decoro?
– Figliola – rispose l’istitutore – innanzitutto il rispetto delle regole. Rammenta pure che tali spazi non furono concepiti per sostare. Tuttavia hai anche ragione perché il richiamo al solo decoro è uno squallido esercizio di mera ipocrisia. Si tratta di puerile attribuzione estetica, sterile vanto, null’altro che infimo lustro. La storia ha corsi e ricorsi. Le situazioni più scomode sono state rimosse …
– Mia dolce allieva – insisté l’insegnante – siccome i cuori delle persone, stracolmi sino all’inverosimile dei loro ego spropositati, non possono più accogliere ed ospitare alcunché oltre la propria ignominiosa e avida cupidigia, non v’è più spazio per manifestazioni di sincerità, semplicità, amorevolezza, gioia di vivere. E non essendoci più spazio dentro si preclude, anche e soprattutto, la possibilità di viverlo fuori.
– Ma dico – concluse il venerabile istitutore – lo hai già dimenticato? Non sapevi che il mondo esterno non è altro che il riflesso e il riflusso della tua vita interiore? Se ciò che vedi all’esterno ti sembra caotico, disonorevole e indecoroso, dimostri soltanto che dentro di te persistono ancora disordine, indegnità e sciatteria. Là fuori v’è colore e bellezza. E quella gente che siede, ride o sonnecchia alla vetusta ombra di cotante ammirevoli sacre vestigia mi sembra proprio … il massimo della meraviglia.