Nell’orizzonte silenzioso della meditazione, si cela una realtà sottile che, nonostante appaia camuffata agli sguardi frettolosi, si rivela a chi coltiva l’attenzione consapevole. Le sfide quotidiane, con il loro carico di attese e disillusioni, spesso inducono a dubitare delle qualità intrinseche, mentre la ricerca di conferme e riconoscimenti sembra inarrestabile. Tuttavia, la pratica meditativa offre uno spiraglio verso un territorio più quieto e autentico, in cui il valore personale non è sottomesso né ai giudizi altrui né alle illusioni di ciò che va cercato altrove. Nell’abbandonare aspettative e schemi imposti, ci si apre a percepire ogni respiro come gesto semplice, ogni pensiero come eco lieve, lasciando emergere quella genuina fiducia che non chiede nulla in cambio, come un fiore che effonde il proprio aroma senza condizioni. Ritrovare queste tracce di spiritualità significa affacciarsi su un sentiero dove l’amore per il sé naturale e la schiettezza d’animo diventano fari, indirizzando lo sguardo al presente e sciogliendo la severità dell’autogiudizio. In questa dimensione, anche le difficoltà si dissolvono, evaporando come nebbia al sole di una coscienza più limpida e serena.
Anche se ogni cosa – le tue reazioni nei confronti delle difficoltà, le vicissitudini che ti riguardano – farebbe credere il contrario non sei affatto uno sprovveduto. Tuttavia, quantunque all’apparenza sembri vigile e accorto, può darsi che qualcheduno ti consideri un allocco da turlupinare. Che ne dici? Speri senza sosta di raggiungere un apice, di realizzare un sogno, ma prima o poi il tempo ti travolge. Finché non intuisci l’inganno. Ciò che cerchi, semmai lo desiderassi davvero, è qui …
Merlo
Innanzitutto amico
prima di cominciare
ascolta questa voce.
Supponi che io sia un fiore
ti doni la fragranza
emani un dolcissimo profumo.
Cosa ti ho chiesto in cambio?
Nulla.
Quello è l’amore.
Non attenderti molto
da queste mie parole
gettate via col vento
in una valle oscura
durante una tempesta
e in una notte profonda.
Se un giorno un po’ qualunque
diciamo di mercato
un tizio quasi frivolo
con l’aria da scienziato
menando il can per l’aia
ti propinasse un merlo
dicendoti che è un saggio
gli crederesti?
Senza provare no
caro l’ometto fesso
mi prendi per il naso
ma ho l’anima di gesso
teme l’umidità
teme pure il gran calore
ama solo l’amore di quel sole.
Ti ricondussi a vivere
presso le freddi nevi
Erano ghiacci eterni
sotto la coltre amavi
duri come il tuo dire
dolci come il suo fare.
E la schiettezza a chiedere
di primo acchito il mondo.
Ma tu lo sai che il mondo
se mai capissi quale
è sotto quella chioma
disposto sull’altare
che con audacia veneri?
L’icona non ha senso
se al bacio, lì per lì, t’inventi
precetti innumerevoli
regole sacre
impenitenti aneliti.
Lascia, lascia ai balordi
l’insano tentativo
a convertir le anime.
Tu, gira la testa
voltati indietro
ci troverai la festa
che hai lasciato domani.
Epilogo
Quando le voci impetuose del giudizio svaniscono, rimane solo il fruscio spontaneo della presenza, quella dolce leggerezza che dona quiete anche nelle giornate più burrascose. Ed è proprio qui, in questo silenzio senza pretese, che la meditazione suggella la festa della semplicità ritrovata: nessun traguardo da inseguire, solo il sorriso gentile di chi, voltandosi indietro nell’intimo, coglie la ricchezza discreta del momento presente.