Chi osa varcare la soglia dell’indicibile sa che la meditazione non è un traguardo, ma un varco sottile, una possibilità che ci sfiora mentre rincorriamo l’inafferrabile. Non serve afferrare il pensiero per comprenderne il senso, né svuotare la mente per sentirsi presenti: basta sostare, anche solo per un istante, nel margine tra il desiderio e il silenzio. Questo post non offre risposte, ma suggerisce sentieri: un invito a contemplare l’impossibile, a lasciarsi attraversare da ciò che non si può definire, ma che pulsa in ogni respiro consapevole.
Quando si definisce la meditazione come uno stato di consapevolezza senza pensieri si asserisce una tesi praticamente impossibile. In realtà si tratta solo di un’ipotesi, un tentativo, un auspicio. L’obbiettivo non è circoscritto. Le variabili sono suppergiù innumerevoli. Tante quanto i risvolti più segreti della coscienza umana. Senza limiti come l’immaginazione più autentica. Sennonché la meditazione è una possibilità effettiva, così vicina che la sfioriamo di continuo. A volte, pur cercandola, ne siamo già così immersi da non rendercene conto. Solo che meditiamo inconsapevoli. Se desideri conoscerne i fiori, se vuoi coglierne i frutti, comincia col diventare più consapevole.
Meditare sull’impossibile
Puoi fermare il tempo?
Puoi fermare il mare?
Puoi cancellare i rimpianti?
E’ inaudito, ma vorrei dimenticare i rimorsi.
Catturare l’immagine che non ho mai sognato
per donarla a chiunque soffra di nostalgia,
voglia il silenzio,
chieda un aiuto per realizzare il presente.
Sostar sul lembo per spaziare ovunque,
raggiunger l’apice,
sfiorare il centro,
ma non coglierlo mai.
Epilogo
Non tutto ciò che sfugge è vano. A volte, l’essenza si cela proprio in ciò che non si può trattenere, nel gesto che non si compie, nell’immagine che non si forma. Meditare sull’impossibile non è un paradosso, ma un atto di fiducia: nell’invisibile, nell’indicibile, nell’intimo fluire di ciò che siamo. E se il centro non si lascia afferrare, forse è perché ci abita già.
