Stavolta, un po’ come agli esordi quando scrivevo pressoché a ruota libera, mi son lasciato prendere dai versi. L’obiettivo è stato tra i più ambiziosi. Delineare una meditazione sul nulla. Non più, quindi, la mera adesione a valori, principi, suggestioni positive, fantasticherie creative e quant’altro. Basta con l’idolatria e l’immaginario collettivo, ma una banale – e al contempo provvidenziale – immersione in tutto ciò che non è.
Meditare sul nulla
Diciamocela tutta, cos’è che temi,
la fine, l’epilogo, la triste conclusione?
Temi il sipario che cali prim’ancora
che la stagione non sia già volta al termine?
Temi d’abbandonar la scena senz’avere
centrato l’obiettivo, raggiunto il tuo traguardo,
finanche un po’ stravinto?
Temi che non regni mai più nessuna pace?
Oddio, forse paventi oblio e dimenticanza!
C’è chi suppone che tu, mio caro amico,
rifugga dalle incognite
come dagli incubi.
Che c’è di meglio di sapere sempre
l’approdo della nave dei tuoi sogni?
One moment please!
Qui non siamo nel club della poesia,
ma nel non-luogo che ti aiuta a meditare.
Qui non legiferi su formule o strane congetture,
ma ti trovi nella loggia del non-fare.
Qui sei a ridosso di tutto ciò ch’è vacuo.
Ma si, temi che tu, mia cara dolce amica,
sia riassorbita nel tetro e oscuro nulla.
Ma dimmi, ti sei fermata mai quasi del tutto?
Hai meditato mai sul solo zero?
Esiste un cerchio che racchiude il tuo universo
in cui speri di sopravvivere in eterno,
ma è un’illusione che ti hanno propinato
millantatori della peggior nonché più orrenda risma.
Ciò che ho trovato, invece è ben più semplice,
ma non la spaccio per somma verità.
L’essere è già, per quanto si diletti,
quel nulla-tutto che vive nell’incanto.