Immagina uno spazio immacolato dove ogni pensiero perde la sua presa: è proprio in questa assenza volontaria di contenuti che la meditazione rivela il suo potere più sottile. Quell’esercizio apparentemente semplice – osservare un foglio bianco o uno schermo vuoto – diventa una porta d’accesso alla mente incontaminata, libera dai vortici di ansia e stress che nascono dal tentativo di controllare l’incontrollabile. Mentre digitiamo caratteri che ingrandiamo fino a riempire l’intero campo visivo, comprendiamo un paradosso illuminante: la vera libertà non sta nell’espansione, ma nel riconoscere i confini autoimposti delle nostre proiezioni mentali. Quelle “siepi virtuali” che crediamo prigioni sono in realtà riflessi della luce interiore che già possediamo. La pratica meditativa ci guida a chiudere gli occhi non per fuggire, ma per incontrare il candore originario della coscienza, quel cielo limpido che attende solo di essere riconosciuto sotto le nuvole passeggere dei pensieri intrusivi.
Un esercizio di concentrazione molto semplice, anche perché bisogna sapere, l’ansia, lo stress, nonché svariate problematiche connesse hanno tutte origine – secondo taluni – dal fatto che non riusciamo a controllare i nostri pensieri più reconditi che quindi prendono il sopravvento. Viviamo in un mondo quasi mentale … Ognuno può, in qualsiasi momento, ritrovare la propria pace interiore e la meditazione serve, anche, a questo …
Meditare in bianco
Meditare sul bianco foglio.
Bianco si, ma non perché sia del tutto candido.
Digiti un tasto e ti appare un minuscolo carattere
che puoi ingrandire a dismisura
finché non occupi lo schermo intero,
lo spazio anch’esso bianco
di cui ti pregi di poter disporre.
Come vedi la tua libertà
consiste in un ambito puro
che dal vertice sgombro
di pregiudizi e opinioni illusorie
si diparte come un faro grottesco
per far luce sulla tua unica chance,
il labirinto eterico da cui tenti di evadere
perché non hai capito che le siepi virtuali
che ne delimitano il tragicomico percorso
sono il riflesso di quella stessa luce bianca
che speri possa illuminarti
la via per evadere dalla pseudo-trappola in cui
ti senti così invischiato
da credere di esserne prigioniero.
Chiudi gli occhi e medita
sul bianco foglio della mente
che come un cielo limpido
si libera via via dall’intromissione
di qualunque pensiero molesto.
I benefici della pura-mente sono così vantaggiosi
che descriverli ne sminuirebbe il valore.
Tu, invece, rimani ancorato
a tutto ciò che è sereno, trasparente,
che ti semplifica la vita,
che ti rende più agevole il silenzio.
Epilogo
Alla fine di questo viaggio metaforico, ciò che emerge non è una tecnica, ma una verità senza tempo: il foglio bianco della mente non è un obiettivo da raggiungere, ma una presenza da abitare. Quell’agevolare il silenzio di cui parla il testo non richiede sforzi eroici, ma l’umile coraggio di sospendere la lotta contro i propri stessi pensieri. Forse la liberazione non consiste nell’evadere dal labirinto, ma nel rendersi conto che le sue pareti erano fatte della stessa sostanza luminosa che cercavamo fuori – e che proprio in questa consapevolezza risiede la semplicità radicale di vivere con serenità. Un invito a risiedere nell’ovvietà meravigliosa del presente, dove ogni respiro diventa testimone dell’eterno candore che ci precede e ci accoglie.