Quante volte abbiamo criticato la routine? E invece è ciò che ci attrae, a cui siamo abbarbicati, senza di cui ci sentiremmo persi, forse un po’ ansiosi, di certo insicuri. Accettare le novità equivale a mettersi in gioco, cambiare momento per momento, cogliere l’attimo e quindi viverlo. Quante volte hai celebrato l’adesso, ossia decantato le lodi del qui e ora? Eppure lo temi perché implicherebbe rinunciare a quella moltitudine di maschere dietro cui, seppur inconsapevolmente e in modo istintivo, ti trinceri di continuo per camminare, infine, nudo, come pura coscienza, limpido, cristallino.
La routine
– Oggi non c’è nessun verso in itinere.
– Ah sì? Ma allora perché scrivi?
– Scrivo perché sospinto da un non so che, d’istinto.
– Ma dai, non raccontarla a me, che verso quell’inchiostro.
– Vabbè, scrivo per consentire all’energia di esprimersi.
– Fuochino, però, così, spiegala a qualcun altro.
– Ok, dimmelo tu, che sei così sapiente.
– Detto fatto! Scrivi per evitare di meditare sempre,
ami la consuetudine, gli affanni, l’abitudine,
vorresti proseguire sul tuo binario morto,
un’ora, un giorno ancora, un anno
e per l’eterno.
Magica auto-osservazione.