Mi rendo conto di quanto la mia tesi sembri un po’ in controtendenza, ma tant’è, meglio esser chiari: la meditazione è come la calma, o come l’amore, non può essere insegnata. Un conto è suggerire, fai così o colì e, in breve, riuscirai a sintonizzarsi con l’infinito, ossia con le istanze più pure e incontaminate della coscienza all’origine, quel cielo limpido – una sorta di tabula rasa – alla base del tuo divenire; ben altro è pretendere di guidarti, passo passo, in un mare le cui scialuppe hanno comunque un solo posto.
Più ti addentri, più interiorizzi la mente e più sarai solo. Ma non si tratterà affatto di una solitudine dolorosa. Ciò che, semmai, potresti percepire in prima istanza è solo la sorpresa, lo stupore di sentirti così vivido, vitale, al di là di qualunque immaginazione. Via via che il cielo limpido ti accoglie, la distanza tra la realtà degli esseri e delle cose si azzera. Via via che l’unità essenziale si approssima rivivrai, in un attimo, l’intera storia del mondo.
Naturalmente sono tutte metafore. Immagina la meditazione come un viaggio. Lo star fermi col naso a mezz’aria è solo apparenza. Una volta mollata la presa sull’identità più superficiale si prospetta, piuttosto, un tragitto senza fine. Una volta che hai smesso di specchiarti negli occhi del mondo non ti rimane che una sola possibilità, rifletterti nella luce infinita. Quella stessa luce che al mattino ti coglie stupito dell’intima bellezza di tutto ciò che incontra.
Sono stato troppo ottimista? Beh, se t’imbatti in ostacoli non sono reali, li hai frapposti tu stesso, ma ne riparleremo più in là. Per ora chiudi o socchiudi gli occhi, rilassati, distenditi.
Insegnanti
Precisiamo, i cosiddetti insegnanti di meditazione, oltre che suggerire determinate indicazioni, potrebbero, al massimo, fungere da catalizzatori. Ossia individui che avendo già raggiunto una propria realizzazione introspettiva, una progressiva percezione consapevole, una chiara predisposizione alla contemplazione, favoriscano con la loro sola presenza un ambiente di fiduciosa, silente, reciprocità. È ovvio che ho dovuto giocare con i termini, ma gli esami clinici per dimostrare la propria attitudine a entrare in meditazione profonda non sono più un’utopia. Prevedo che in futuro per fregiarsi del titolo d’insegnante di meditazione sarà – tra l’altro – indispensabile comprovarlo.