Passi sulla via della pratica meditativa. Forse potranno esser d’aiuto a qualche inquieto viandante alla ricerca della Verità, il fulgore nascosto tra le pieghe dell’Essere.
Un’amorevole indagine nel proprio tempio interiore il cui scorcio istantaneo rivela una sorprendente opportunità. Quella di riflettere sul dipanarsi del tempo. Per tentare di cogliere il punto in cui l’origine ne custodisce l’arcano, il segreto. L’evidenza che ci rifiutiamo così spesso d’intendere. Dai ritmi della contingenza a quelli del proprio essere, sino alla rinuncia dell’ego, per divenire tutt’uno con la stessa volontà del cosmo, dell’assoluto, o se preferite, di Dio.
Osservare “ciò che è” non significa limitarsi a percepirne esclusivamente la dimensione più appariscente o immediata. Al di là del proprio dominio culturale, modellato sulla base di fatti concreti, ma inevitabilmente influenzato da peculiari credenze, esistono ambiti ove gli abituali criteri logici si espandono al punto da sembrare inesistenti.
Ciascuna intuizione non nega mai le realizzazioni pregresse, semmai le approfondisce, sviluppa e ne suscita altre. Prestare attenzione a se stessi, come a tutto ciò che ci circonda, fino a scoprire un livello di coscienza che accede al recondito. Assorbirsi nel particolare per realizzare che l’ideale non è un modello, ma una realtà viepiù confacente. Mentre il linguaggio “iniziatico” per comunicare questo genere di esperienze è quello dell’archetipo, la scienza si avvale di criteri ben più specifici.