Una finestra sul cielo interiore. Non esiste meditazione se non cominci a calmare la mente.
Spero che il titolo dell’articolo non vi tragga più di tanto in inganno. Infatti il sottotitolo recita: meditazione per esperti che si sono impaludati. L’articolo è quindi rivolto a tutte quelle innumerevoli schiere di splendidi e coscienziosi soggetti che nel corso della loro vita – o più modestamente durante il loro training d’apprendimento – abbiano studiato prima e meditato poi, seppur con qualche pressoché inevitabile discontinuità, ma senz’altro scrupolosamente. Straordinari individui che tuttavia, ad un certo punto del loro excursus metafisico, si sono impaludati, si sono fermati senza procedere né avanti, né indietro e dovunque si siano rivolti, ossia a qualunque disciplina abbiano aderito, si sono trovati comunque nella medesima impasse spirituale.
Sennonché mi trovo subito in difficoltà. Persone siffatte sono molto, ma molto più preparate ed esperte di quanto non lo sia io. Oltre ad avere proprietà di linguaggio hanno esperito così tante impressioni – stati contemplativi e meditativi – che argomentare sui risvolti teorici della mediazione mi mette quindi in imbarazzo. Ma tant’é, pur con i limiti di un semplice blogger tenterò di spiegare ciò che il mio stesso maestro, un monaco zen, provò a farmi intuire.
I problemi più salienti di chi sia arenato nei bassifondi della propria coscienza sono all’incirca due. Innanzitutto la sua mente è divenuta troppo perspicace. Una mente che non molla mai, trova sempre il bandolo della matassa esistenziale e per quanto tenti di pacificarla si ripresenta viepiù sotto mentite spoglie, quali una necessità impellente, un’incongruenza, un impedimento, ecc. In secondo luogo ha perso l’entusiasmo iniziale che suscitava una fiducia nel cambiamento così intensa da cominciare a considerare con incredibile semplicità le sue più nobili aspirazioni.
Ora ricomincia da zero e osserva il respiro. Dopo aver peregrinato tra i più svariati quanto improbabili metodi torna alle origini delle tue più esotiche performance psico-spirituali. Proprio laddove principiasti quando, novello apprendista della contro-scienza altrimenti detta utopia, t’inoltrasti con tanto tanto candore e infinite speranze nella selva ancora oscura della tua presunta interiorità. In realtà eri alla ricerca di un qualcosa che ti sfuggiva, un elemento relativamente imponderabile che non solo non riuscivi a focalizzare o ad afferrare, ma nemmeno a concepirlo. Ebbene, che sarebbe questo quid, questo elemento rivelatore? E’ il tuo centro, sei te stesso.
Quando osservi il respiro finisci sempre con il controllarlo? Non focalizzare esclusivamente il respiro, osserva l’insieme di tutto ciò che accade e di cui il respiro fa parte. Qualunque cosa avvenga prendine atto. Entro breve l’attenzione lo sceglierà spontaneamente.
Adunque, ritorna al respiro, distendi, rilassati e osservalo, lascia che accada. Seguilo ancora e poi ancora, sia che acceleri, rallenti o si fermi, poi quando riprende. Consideralo con dolcezza. Se persisti appena un po’ – dipende dal tuo stato d’animo attuale – farà capolino la calma. Non perdere un solo respiro.
Ora esiste solo il respiro, che entra, che esce. E con il respiro ci sei solo “tu”, non sei né dentro, né fuori. Ora la tua mente sembra quasi un cielo limpido e tu diventi quell’azzurro. Cosa poi ti comporti, che ne derivi, è un fatto secondario. Il solo riscontro di cui posso parlarti è che ora, dopo essere stato pressoché per eoni un estraneo a te stesso sei, così semplicemente, ritornato a casa. A quella terra mitica donde in realtà non ti allontanasti mai, ma che non riuscivi più a percepire, a riconoscere. Ed è meditazione …
Epilogo
La quasi totalità della gente non medita affatto, e non c’è verso di convincerli. Certo, ne parlano, ti girano e rigirano l’argomento come gli pare, ma non osservano i pensieri, il respiro, la mente, fingono di essere compassionevoli, raccontano di sentirsi sulla via dell’accettazione, del silenzio, di preferire l’essere al conoscere, ecc., … e poi … te li ritrovi con degli ego mostruosi che s’adontano per un nonnulla, si sentono traditi se appena appena li contraddici …Tuttavia la gente – in quanto folla o moltitudine di persone – vuole ugualmente la spiritualità. E allora eccola. Ce n’è per tutti, ma di mille e una religioni, di tanti colori, sino a tingersi persino di politica. Quello che gli occhi non vedono. Prim’ancora – oltre – che personalità e pensiero bisognerebbe far incontrare soprattutto il silenzio delle persone.