Come puoi pretendere di meditare se non hai nemmeno la pazienza di attendere che il clima della mente si rassereni da sé? Certo, potresti indurre la calma con un mantra, con un esercizio ripetitivo, quindi autoipnotico. Ma sarebbe pur sempre un ulteriore livello stratificato, uno scudo con cui ti ripari, ti isoli, sia dalle intemperie psichiche esterne che dalle pulsioni irrazionali o ancestrali più profonde, dall’essenza.
Che c’è dietro codesta coltre d’improvvide nubi? Nulla di nulla, oppure ci sei sempre tu. Siedi o distenditi, concediti del tempo e ne verrai a capo. Tutto ciò che devi fare è concederti del tempo e la lunga sequela di assurdi timori che richiamano innumerevoli quanto fantasmagorici mondi psichici immaginari si dissolverà d’improvviso. Tutti i dubbi, le paure, gli sgomenti, le ansie si dimostreranno, infine, per ciò che sono davvero, pura e semplice fantasia.
Ci sono situazioni in cui non è possibile far altro che attendere. La meditazione è una di quelle. Immagina di essere il guardiano di una soglia, la coscienza. Tu osservi e prendi nota. Dapprima l’andirivieni delle forme-pensiero è continuo, incessante, poi sempre più rado, quindi sorgono degli intervalli di relativo silenzio, infine delle pause di vera e propria calma.