Al di là delle innumerevoli e ridondanti spiegazioni metafisiche sulla meditazione cerchiamo di comprendere l’importanza e il potere della percezione diretta. Nello specifico, una percezione che non sia mediata da ricordi, da vivaci o scontate attribuzioni di significato, di valore o quant’altro. Osservare, guardare, senza memorie pregresse o rievocazioni di sorta, ciò che è. “Solo guardare?”, si chiede, per l’appunto, Toni Packer …
«Come si guarda un fiore? Forse il cervello passa immediatamente in rassegna la memoria per trovare il nome giusto? E che dire di tutti i commenti e le reazioni: “Mi piace”, oppure “Non mi piace”? Dov’è finito il fiore vero, il fiore nella sua interezza?
Di recente, alcuni di noi hanno fatto una passeggiata in montagna in mezzo a sterminati prati fioriti. Qualcuno si è chiesto se i piccoli boccioli vicino a terra profumassero. C’è voluto un bel po’ di tempo, e un bel po’ di dissertazioni astratte, prima che qualcuno si chinasse a odorare.
È possibile vedere la parola ‘fiore’ per quel che è, un nome, un’etichetta, e un’infinità di associazioni che, in genere, interferiscono con la percezione diretta? Se ci interessa, possiamo farne esperienza. Abbiamo visto talmente tanti fiori che li ‘conosciamo’ a memoria. Anziché la cosa reale che ci sta davanti agli occhi, vediamo il ricordo. Forse ne abbiamo odorati e piantati alcuni, li abbiamo fotografati e li abbiamo utilizzati per farci delle composizioni. Tutto questo ci si annida negli occhi e oscura la chiarezza.
Che cosa succede a guardare semplicemente un fiore? È possibile mettere da parte la parola ‘fiore’ così da avere uno sguardo nuovo, come quello di un piccolo bambino che non sa che cosa sia un fiore, ma che vedendo una cosa dai colori vivaci, giallo e rosso, gli si accosta, lo tocca, se lo avvicina? Non vi sto incoraggiando a strappare i fiori, anche se nostro figlio, da piccolo, lo faceva. (Il mio li mangiava addirittura. Specie le begonie. Le piccole begonie carnose. Le prendeva a manciate e le mangiava).
Se, come fa un bambino piccolo, ci chiediamo che cos’è questo, qual è la risposta? Come si deve guardare? Può esistere un guardare senza il ‘me’? Soltanto guardare? Non ‘per sempre’, o ‘a lungo’, o `più a lungo dell’ultima volta’. Semplicemente guardare. Senza sapere che cos’è o a che cosa serve. Senza sapere che cos’è ‘guardare’ o che cos’è il fiore. Semplicemente questo.»
(Da: Toni Packer, “La luce della scoperta“)
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