Credere che la pratica di meditazione si esaurisca col concludersi della relativa sessione è piuttosto utopico. Semmai, quello è solo l’inizio. La consapevolezza di tutto ciò che via via si rileva nel proprio panorama esistenziale deve proseguire con tutto quel che si avvicenda. Con un termine un po’ più specifico, si tratta di realizzare la peculiare presenza mentale. Secondo l’ottica descritta da Ajahn Chah – che si rifà comunque alla Vipassana – la meditazione è, dunque, un processo in itinere e non un semplice esercizio. Per conquistare uno stato d’animo che possa ricondurci di continuo – accada quel che accada – al “qui e ora” è indispensabile perseverare, in via preliminare, per un breve periodo soggettivo, dopodiché la consapevolezza schiuderà i suoi mille petali …
«Se nella mente non è attiva la saggezza, quando interrompete la pratica formale di meditazione abbandonerete completamente anche la pratica, senza alcuna ulteriore contemplazione o sviluppo della consapevolezza del lavoro che ancora deve essere fatto. In effetti quando uscite dal samādhi, dovreste avere nella mente la chiara conoscenza che ne siete usciti. Uscendone continuate a comportarvi in una maniera ordinaria, e mantenete in modo costante la presenza mentale e la consapevolezza. Non si pratica la meditazione solo nella posizione seduta. Difatti samādhi significa una mente stabile e salda. Proseguendo nella vostra vita quotidiana, rendete la mente stabile e ferma e mantenete sempre questo senso di fermezza come oggetto mentale. Dovete praticare continuamente la presenza mentale e la chiara comprensione. Dopo aver lasciato la pratica seduta formale e ritornando alla vita quotidiana – camminando, guidando l’automobile e così via – ogni volta che i vostri occhi vedono una forma oppure le vostre orecchie odono un suono, mantenete la consapevolezza. Nel percepire oggetti mentali che fanno sorgere “mi piace o non mi piace”, provate a mantenere costantemente la consapevolezza del fatto che questi stati mentali sono impermanenti e incerti. In questo modo la mente rimarrà calma e in uno stato di “normalità“.
Finché la mente è calma usatela per contemplare gli oggetti mentali. Contemplate l’intera vostra forma fisica: il corpo. Potete farlo in ogni momento e in ogni postura: sia facendo una pratica meditativa formale, sia rilassandovi a casa oppure fuori al lavoro, o in qualsiasi situazione vi troviate. Mantenete la meditazione e la riflessione in ogni momento. Anche passeggiare e vedere delle foglie morte sotto ad un albero può fornire una opportunità per contemplare l’impermanenza. Sia noi che le foglie siamo uguali: quando invecchiamo, ci raggrinziamo e moriamo. Persino tutte le altre persone sono uguali. Questo eleva la mente a livello di vipassanā, a contemplare, per tutto il tempo, la verità di come sono le cose. Camminando, stando in piedi, sedendo o stando sdraiati, la consapevolezza è mantenuta in maniera regolare e costante. Questo è come praticare la meditazione correttamente: dovete seguire la mente da vicino, controllandola sempre.
Sono adesso le sette di sera e insieme abbiamo praticato la meditazione per un’ora, raccogliendo la mente nel qui ed ora. Nel terminare la nostra sessione di meditazione, la vostra mente potrebbe cessare completamente di praticare e non portare avanti la contemplazione; questo è il modo sbagliato di procedere. Nel concludere, tutto ciò che dovrebbe terminare è l’aspetto formale della meditazione seduta di gruppo. Dovreste continuare costantemente la pratica e lo sviluppo della consapevolezza senza mollare.
Ho spesso insegnato che la pratica incostante è come gocce di acqua da un rubinetto. La pratica non è ancora divenuta un flusso continuo ininterrotto. È come delle singole gocce d’acqua. La presenza mentale non è mantenuta regolare. L’aspetto importante è che è la mente a praticare, niente altro. Il corpo non lo fa. È la mente a fare il lavoro, è la mente che pratica. Se comprendete questo chiaramente, vedrete che, perché la mente conosca il samādhi, non dovrete necessariamente fare una meditazione formale in posizione seduta. È la mente che pratica. Dovete sperimentare e comprendere questo da voi stessi, nella vostra propria mente.
Quando veramente vedrete questo, starete sviluppando consapevolezza nella mente in ogni momento e in tutte le posture. Se state mantenendo la presenza mentale come un flusso ininterrotto e regolare, è come se gocce d’acqua si fossero unite per formare un continuo flusso di acqua corrente. La presenza mentale persiste di momento in momento e ci sarà pertanto, in ogni istante, consapevolezza degli oggetti mentali. Se la mente è calma e pacata con presenza mentale ininterrotta, saprete che in ogni momento sorgono stati mentali salutari e non. riconoscerete quando la mente è calma e quando la mente è agitata e confusa. Ovunque andiate praticherete in questa maniera. Se addestrate la mente in questo modo, significa che la vostra meditazione maturerà velocemente e con successo.»
[ Da: Ajahn Chah, “Istruzioni sulla meditazione”, Edizioni Santacittarama ]