Nella danza delicata tra cura di sé e attenzione agli altri, il Buddhismo ci offre una prospettiva sorprendente: non esiste vera saggezza senza compassione, né autentica compassione senza saggezza. Come due acrobati che si esibiscono in perfetta armonia, la nostra stabilità interiore e il nostro impegno nel mondo non sono dimensioni separate, ma aspetti complementari dello stesso percorso. La meditazione non ci allontana dalla realtà sociale, anzi, ci prepara a viverla con maggiore presenza e responsabilità. Allo stesso modo, l’apertura verso gli altri non è mai genuina se non nasce da un lavoro interiore profondo. Questo insegnamento antico sfida la nostra tendenza a separare il personale dal collettivo, invitandoci invece a scoprire come ogni respiro consapevole sia già un atto di cura condivisa, e ogni gesto di gentilezza verso il prossimo un passo verso la nostra stessa maturità spirituale. Nella visione buddhista, proteggersi non è egoismo, ma il primo indispensabile atto d’amore verso tutto ciò che ci circonda.
Pratica individuale e impegno sociale – Flavio Pelliconi
«Proteggendo se stesso protegge gli altri.
Proteggendo gli altri protegge se stesso»
(Satipatthana Sutta)
C’erano una volta due acrobati che davano spettacolo in piazza su un’asta di bambù. Un giorno il padre disse al figlio: «Saltami sulle spalle e sali sull’asta». Quando il figlio si fu sistemato, il padre disse: «Adesso proteggimi bene, e io proteggerò te. Proteggendoci e guardandoci l’un l’altro in questo modo, riusciremo a dar mostra della nostra abilità, a fare un buon guadagno e tu ritornerai giù dall’asta sano e salvo». Ma il figlio disse: «No, babbo. Tu devi proteggere te stesso e io proteggerò me. Badando alla mia sicurezza, proteggerò anche te. Proteggendoci e guardandoci l’un l’altro in questo modo, riusciremo a dar mostra della nostra abilità, a fare un buon guadagno e ne verremo fuori sani e salvi».
Questo esempio riassume l’insegnamento buddista sui problemi di relazione tra la pratica individuale e l’impegno sociale. Le due frasi che compongono il verso sono complementari e non vanno prese separatamente: «Proteggendo se stesso protegge gli altri; proteggendo gli altri protegge se stesso». Se si dà più importanza all’attività sociale ci si troverà più d’accordo con il padre: «Proteggendo gli altri protegge se stesso». Mentre se si dà più importanza allo sviluppo individuale ci si riconoscerà di più nel figlio: «Proteggendo se stesso protegge gli altri». Ma entrambe sarebbero interpretazioni riduttive.
Il punto di vista buddista è che senza proteggere se stessi non si possono proteggere adeguatamente gli altri e senza proteggere gli altri non si può realmente proteggere se stessi. La protezione di se stessi e la protezione degli altri corrispondono alle due manifestazioni della mente risvegliata: la saggezza e la compassione. Proteggere se stessi è saggezza e proteggere gli altri è compassione. Quello che il Buddha ci vuol dire è che le due devono procedere di pari passo, perché non c’è vera saggezza senza compassione così come non c’è vera compassione senza saggezza.
«Perché essendo una cosa sola con la viva potenza della saggezza, che è la madre di tutti i buddha, una tal persona possiede la forza di rimanere nello stato di contemplazione indivisa perfino mentre s’impegna con abilità e senza posa per il bene di tutti gli esseri senzienti»
(Prajñaparamita).
Flavio Pelliconi Maitreya Milano Centro di pratica del Buddha Dharma
