Sei sicuro che tutto ciò che pensi sia davvero originale? I pensieri di ciascuno sono fondamentalmente interconnessi e in un certo qual modo simili alle stelle della rete di Indra – vedi, a tal proposito, l’antica metafora tramandata dalla tradizione buddhista –. I pensieri sono dunque interrelati e la loro singolarità è del tutto relativa in quanto dipende – in primo luogo – dalle impressioni che ognuno ha registrato via via nel corso delle proprie molteplici esperienze. Meditazione è rinvenire – in tal senso – il nucleo più autentico e primigenio della propria autocoscienza. Anche se il linguaggio che Peter D. Ouspensky adopera per argomentare in merito potrebbe sembrare obsoleto, il suo approccio – per lo meno da un punto di vista speculativo – è comunque utile…
[Per capire i paragrafi seguenti si deve tener presente che l’opinione comune che l’uomo abbia solo una mente (la mente intellettuale) è errata. In effetti, il sistema nervoso si divide in base alle funzioni del corpo e ciascuna sezione ha una sua particolare mente. L’uso che fa Ouspenky della parola “centro” differisce da un comune significato scientifico perché esso comprende nel dominio sia la mente particolare sia i nervi e gl’insiemi sussidiari di cellule nervose che lo collegano con le altre parti del corpo]
«Dobbiamo trovare il motivo per cui non possiamo svilupparci più celermente senza un lungo periodo di lavoro scolastico.
Sappiamo che quando apprendiamo qualcosa accumuliamo un nuovo materiale nella nostra memoria.
Ma che cos’è la nostra memoria? E che cos’è il nuovo materiale?
Per capire questo dobbiamo imparare a considerare ciascun centro come una macchina separata e indipendente, formata di una materia sensibile che per la nostra funzione è simile alla materia di cui sono formati i dischi del grammofono.
In questi dischi viene registrato tutto ciò che ci succede, tutto ciò che vediamo, tutto ciò che sentiamo, tutto ciò che avvertiamo, tutto ciò che apprendiamo.
Questo significa che tutti i fatti esterni e interni lasciano certe impressioni nei dischi.
“Impressioni” è una parola bellissima perché essi effettivamente sono impressioni o impronte che vengono lasciate.
Un’impressione può essere profonda, o può essere leggera, o può essere semplicemente un’impressione fugace, che scompare velocemente e non lascia traccia alcuna dietro di sé.
Ma, o profonda o leggera, si tratta sempre di un’impressione.
E queste impressioni sui dischi sono tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che possediamo.
Tutto ciò che sappiamo, tutto ciò che abbiamo appreso, tutto ciò che abbiamo provato, tutto è là in quei dischi.
Esattamente nella stessa maniera, i nostri processi mentali, i nostri calcoli e le nostre speculazioni consistono solo nel paragonare i nostri dischi fra di loro, ascoltandoli a più riprese, cercando di capirli riunendoli insieme, e così via.
Non possiamo pensare a niente di nuovo, niente che non sia nei nostri dischi non possiamo dire né fare niente che non corrisponda qualcosa dei nostri dischi.
Non possiamo inventare un nuovo pensiero, come non possiamo inventare un nuovo animale, perché tutte le nostre idee di animali si creano dalla nostra osservazione di animali esistenti.
Le impressioni sui nostri dischi sono collegate dalle associazioni.
Le associazioni collegano delle impressioni ricevute contemporaneamente o in qualche modo simili tra di loro.
Dato che la memoria dipende dalla coscienza, e in realtà noi ricordiamo solo i momenti in cui abbiamo avuto sprazzi di coscienza, è chiaro che impressioni simultanee diverse collegate insieme rimarranno più a lungo nella memoria che non impressioni scollegate.
Nel lampo di autocoscienza o anche in prossimità di esso tutte le impressioni del momento sono collegate e rimangono collegate nella memoria.
Lo stesso avviene per le impressioni collegate per la loro interna somiglianza.
Se siamo più coscienti nel momento in cui riceviamo un’impressione, colleghiamo la nuova impressione in maniera più precisa con antiche impressioni simili ad esse ed esse rimangono collegate nella memoria.
D’altro canto, se riceviamo delle impressioni in uno stato di sonno, semplicemente non le notiamo, e le loro tracce scompaiono prima che possono essere valutate e associate.
In una delle riunioni ad Ouspensky fu chiesto se tutte le impronte sui nostri ricordi si formano in questa vita o se siamo nati con alcune di esse.
Egli rispose: “Le impronte nel centro istintivo sono nate con noi; esse sono già là e perciò nel centro emotivo ci sono pochissime cose. Il resto viene in questa vita; nei centri motori e nei centri intellettivi tutto deve essere appreso.”»
[ Da: Coscienza. La ricerca della verità – Peter D. Ouspensky (Uspenskij) ]
– Peter D. Ouspensky (macrolibrarsi)
– Peter D. Ouspensky (Uspenskij) – (amazon)
– Peter D. Ouspensky (Uspenskij) – it.wikipedia