La mente è spesso influenzata da stati d’animo ed emozioni – sia coscienti che subliminali – che ne condizionano la percezione della realtà. Questi stati d’animo possono essere: tristezza, noia, eccitazione, irritazione, chiarezza, scoraggiamento, felicità … Se non ne siamo consapevoli, tendiamo a identificarci con essi e a personalizzarli, creando un’inutile sofferenza. Per liberarci da questa schiavitù mentale, dobbiamo educare la mente a individuare, riconoscere e circoscrivere le impressioni sensoriali e a non perdercisi dentro. Questo è lo scopo della meditazione vipassana, una pratica buddhista che insegna a osservare la mente con distacco e senza pre-giudizi. Joseph Goldstein è uno dei più importanti insegnanti di meditazione vipassana nel mondo. Ha fondato l’Insight Meditation Society con Jack Kornfield e Sharon Salzberg e ha scritto numerosi libri sul buddhismo e la meditazione. In queste note, tratte dal suo libro “Mindfulness. Una guida pratica al risveglio”, ci propone un metodo per applicare la consapevolezza alla mente e per sperimentare il “sapore della libertà”, come diceva il maestro Ajahn Chah.
Un metodo che mi è stato particolarmente utile per applicare la consapevolezza alla mente è riconoscere gli stati d’animo o le emozioni che fanno da sfondo alla giornata. Molto spesso, una giornata è in tutto o in parte vissuta all’insegna di un certo stato d’animo, ad esempio di tristezza noia o eccitazione, oppure di irritazione o chiarezza, di scoraggiamento o felicità. Si tratta di emozioni o stati d’animo tanto amorfi e diffusi che spesso ci sprofondiamo dentro e ci identifichiamo con loro, rendendoli i filtri inconsci della nostra esperienza. È come vedere il mondo attraverso lenti colorate.
Tra le cose che personalizziamo di più, spesso ci sono le emozioni e gli stati d’animo, e imponiamo così la sovrastruttura di un io al panorama cangiante dell’esperienza: “io sono arrabbiato”; “io sono triste”; “io sono felice”. Ma se pratichiamo la consapevolezza della mente, vediamo con più chiarezza quale stato d’animo o emozione è presente e come colora o condiziona la mente, senza bisogno di aggiungere il concetto o la sensazione di un ‘io’. Sappiamo solo che la mente arrabbiata è così, la mente triste è così, la mente felice è così. Vivere la mente da questo punto di vista ci introduce al “sapore della libertà”, per citare Ajahn Chah:
«[La mente] dentro di sé è già tranquilla. Se attualmente non è tranquilla è perché segue gli stati d’animo. Diventa tranquilla o agitata perché gli stati d’animo la ingannano. La mente non educata è stupida. Le impressioni sensoriali la inducono alla felicità, alla sofferenza, all’allegria e al dolore, ma la vera natura della mente non è nulla di tutto questo. Quell’allegria o quel dolore non sono la mente, ma solo uno stato d’animo che viene a ingannarci. La mente non educata si perde e segue queste cose, dimentica di sé stessa, e allora crediamo che sia lei a essere irritata, serena o altro.
In realtà però questa nostra mente è già imperturbabile e tranquilla… veramente tranquilla. […]
Perciò dobbiamo educare la mente a riconoscere le impressioni sensoriali e a non perdercisi dentro. Solo questo è lo scopo di tutta la difficile pratica in cui ci imbarchiamo.»
(Da: Joseph Goldstein, “Mindfulness. Una guida pratica al risveglio“)
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