Ecco, finalmente, una serie molto concreta d’istruzioni per la meditazione, ossia per la pratica di zazen, impartite dall’indimenticabile maestro Roland Yuno Rech. I suoi insegnamenti sono così puntuali, freschi, vivaci e volitivi che dimenticare le proprie finalità o desideri pregressi e accingersi a concentrarsi, in primo luogo, sulla postura, quindi sul respiro, diventano un tutt’uno. Provare è la cosa più semplice del mondo, perseverare un po’ meno, ma non abbiate timore, al massimo otterrete – osservazione tra il serio e il faceto – proprio un bel nulla.
«Conferite concentrazione alla postura. Se ponete molta attenzione ed energia nella vostra postura, la postura stessa diventa postura del risveglio. Spingete il cielo con il capo, premete fortemente il suolo con le ginocchia, estendete la colonna vertebrale, rilassate le tensioni.
Il Maestro Deshimaru diceva spesso: “La postura stessa di zazen è Buddha”. Quando praticate zazen ponete tutta la vostra energia nella postura dimenticando la vostra coscienza personale. Dimenticando voi stessi nella postura diventate Buddha. Significa realizzare uno spirito senza impurità. “Impurità” non ha nulla a che vedere con la pulizia o la sporcizia nel senso ordinario del termine. “Essere senza impurità” significa non creare opposizioni tra sé e la pratica, divenire lo zazen stesso, essere assorbiti da zazen. A quel punto non esistono nemmeno più le separazioni tra sé e Dio o Buddha, poiché si diviene completamente ricettivi, ci si può armonizzare naturalmente con l’ordine cosmico, non si creano più barriere tra sé e l’universo. Interno ed esterno diventano una cosa sola, in particolare quando ci si concentra sulla respirazione. Il Maestro Dōgen diceva: “Essere senza impurità non significa che cerchiamo volontariamente di eliminare ogni intenzione, ogni discriminazione. Questo non significa che si cerchi di diventare senza impurità. Essere senza impurità non può essere voluto o ricercato coscientemente”. Significa affidarsi a zazen, poiché zazen stesso è senza impurità.
“Impurità” ha dunque più il senso di attaccamento, in primo luogo a tutti gli oggetti. Zazen non consiste nell’isolarsi, nel rinchiudersi rispetto al mondo. Percepiamo i suoni, la respirazione di qualcuno che si trova a una certa distanza. Percepiamo fortemente gli odori. Sentiamo esattamente la condizione del nostro corpo, dei suoi muscoli, dei suoi organi molto più distintamente che nella vita quotidiana. Possiamo sentire la respirazione, ma non ci soffermiamo su alcun oggetto di percezione. Non ci attacchiamo nemmeno agli odori, né ci soffermiamo sulle sensazioni fisiche, sui pensieri, soprattutto abbandoniamo ogni intenzione cosciente. Non cerchiamo neppure di essere senza intenzioni, ci contentiamo di non seguire le nostre intenzioni, respirando semplicemente e lasciando passare. Se durante zazen siete in sanran, assorbiti dai vostri pensieri, se cercate di bloccarli, la vostra agitazione aumenterà, ma se non fate nulla, allora si calmeranno da soli. Di solito si considerano i bonno, gli attaccamenti che sorgono durante zazen come dei visitatori, polvere sopra uno specchio, visitatori venuti dall’esterno. A quel punto, è molto difficile eliminarli, perché ne giungono sempre di nuovi. Non si finisce mai. Se comprendiamo invece che i nostri bonno non sono visitatori venuti da fuori, cose aventi una reale esistenza, ma semplicemente la forma che il nostro spirito assume, come un’onda che si forma sulla superficie dell’oceano, allora possiamo capire che i bonno non sono separati dal nostro spirito. Non sono i bonno che devono essere cacciati, ma dobbiamo tornare allo spirito vasto. A quel punto le onde si placano da sole. Ciò significa concentrarci veramente sulla radice del nostro spirito. Possiamo così vedere che le nostre illusioni non hanno esistenza propria, autonoma. Siamo solo noi a fabbricarle, istante dopo istante. Dal momento che le abbiamo fabbricate, è possibile far smettere queste costruzioni smettendo di fare alcunché, non facendo nulla.»
(Sesshin di L’Arche diretta dal Maestro Roland Yuno Rech, Yui Butsu yo Butsu – Da Buddha a Buddha, Capitolo dello Shōbōgenzō del Maestro Dōgen, Sabato 27 maggio 1995, kusen delle 7:00)
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte