Questa poesia può servire come fonte d’ispirazione e riflessione, offrendo una prospettiva spirituale che prepari la mente alla meditazione. Il testo evidenzia la connessione tra pensieri, azioni e abitudini, suggerendo che ciò che seminiamo nella nostra mente può influenzare profondamente la propria realtà. Perscrutando più in profondità i versi si può apprendere l’importanza di coltivare pensieri positivi e costruttivi che possono essere trasformati in azioni significative, sia durante la pratica meditativa vera e propria che nelle molteplici fasi susseguenti. Infine, la poesia invita a una riflessione più profonda sulle proprie convinzioni e sulla inerente emancipazione spirituale, elementi essenziali per una pratica meditativa efficace.
Semina pensieri …
La potenza del pensiero
muta il destino.
L’uomo semina un pensiero
e raccoglie un’azione;
semina un’azione
e raccoglie un’abitudine;
semina un’abitudine
e raccoglie un carattere;
semina un carattere
e raccoglie un destino.
L’uomo costruisce il suo avvenire
con il proprio pensare ed agire.
Egli può cambiarlo
perché ne è il vero padrone.
(Sivananda)
La poesia di Sivananda, maestro indiano di yoga della prima metà del ‘900, quivi menzionata, sembra essere dunque un elemento chiave per la pratica meditativa. Ma quali sono i pensieri che dovremmo – in ogni caso – seminare quando gli insegnamenti più ricorrenti dello Yoga e della meditazione non fanno altro che sottolineare di non enfatizzare mai la mente (che mente), di permettere che segua il suo corso lasciando che la sua verve si esaurisca da sé? Ciò che dovremmo innanzitutto isolare o, per lo meno, controllare, non è la mente in sé, ma sono i pensieri volubili e indisciplinati che ci trascinano nei meandri del disordine impedendoci di approdare testé ai lidi della tranquillità. Il nostro ostacolo non è la mente come molto sedicenti istruttori di meditazione lasciano spesso intendere, ma sono le pulsioni volubili e capricciose che sospingono a un inevitabile caos. Coltivare istanze costruttive è, secondo la mia esperienza, assolutamente proficuo. Il rilassamento, la pace, il relativo silenzio, la conseguente energia, l’iper-carica emotiva per costruire, gioire, condividere e gratificare qualunque essere senziente si affacci al meridiano della propria – pur umile – esistenza, proviene proprio dai rutilanti mattoni eterici del pensiero. Mi sembra evidente come la mente non vada di per sé coartata, bensì accompagnata sui sentieri eterici delle buone e amorevoli intenzioni. Senonché la meditazione seguirà in guisa del tutto spontanea e non in virtù di qualsivoglia alchemica manipolazione.