Riflessioni in prospettiva spirituale, notizie, dati, aneddoti, curiosità di provenienza eterogenea. Un articolo del 2001, il primo anno di vita di meditare.it.
Un articolo che ripropongo volentieri per dissipare – qualora ce ne fosse ancora bisogno – la peregrina idea che l’uso di talune «erbe cosiddette meditative» possa favorire mai alcuna pratica religiosa. In realtà un’erba meditativa non esiste perché l’uso di droghe, come minimo, ottunde.
Un visitatore mi ha descritto sommariamente i suoi problemi con le droghe leggere sostenendo di non riuscire o non volere smettere perché il loro uso gli procura stati mistici che gli consentono di dimenticare le circostanze globali della società moderna. Afferma di essere deluso dall’egoismo imperante che genera vittime innocenti e affamate e mostri pieni di disgustoso, ma comprensibile rancore. Dichiara di essere disposto a lavorare per lenire le inutili e sterili sofferenze di tanti bisognosi.
Ecco la mia risposta: amico, ricorri innanzitutto a professionisti esperti e qualificati. Io posso esprimere solo alcune opinioni parziali. Droga e misticismo, droga e meditazione non hanno nulla in comune. Anzi, sono in assoluta antitesi. La droga ti induce a sognare. Se in te c’è una qualche ispirazione mistica la rivela soltanto, la porta alla luce, ma nello stesso tempo l’annienta. Al contrario, la meditazione esige attenzione, consapevolezza, ecc. Se vuoi tentare di superare la momentanea impasse in cui sei incorso potresti, tra l’altro, cominciare a stare più attento, in senso generico e a meditare. Questa non è una ricetta miracolosa. Ma se con il tempo diverrai un tantino più consapevole proverai estremo disgusto al solo pensiero di qualunque sostanza inebriante. Ti assicuro che il tuo corpo rifiuterà persino l’assunzione di alcolici in quantità eccessiva. Ti accadrà un equilibrio naturale, spontaneo. Smetterai di fumare anche il comune tabacco. Non ne sopporterai nemmeno l’odore …
Per la descrizione di una semplicissima tecnica di meditazione visita la pagina seguente.
Per quanto riguarda la droga, qualunque sia il suo genere, si tratta di una pessima abitudine che va affrontata ed eliminata con impegno. Io ho constatato questo: tu provi a smettere e fallisci centomila volte; se non demordi, quando meno te l’aspetti, o i tempi sono diventati maturi, o la tua consapevolezza ha raggiunto un certo culmine, mettila come vuoi, dicevo, quando meno te l’aspetti non riuscirai più ad assumere sostanze anomale …
Ok, però i giorni della consapevolezza non vengono mica da soli! Devi lottare, tentare, provare a rinunciarvi. Lì per lì il risultato non conta, quindi nessun senso di colpa. Cerca di capire una cosa, non parlo dall’alto … Il successo non è direttamente proporzionale all’impegno immediato. O, per lo meno, così sembra. Il trionfo dipende dalla perseveranza e dalla costanza nell’applicazione metodica, equilibrata e pianificata dei tuoi sforzi e non dalla loro intensità momentanea. Accadrà che, ad un certo punto, per stanchezza, per noia, perché la tua consapevolezza avrà raggiunto un suo culmine, non “fumerai” mai più! Ora, però, rimboccati le maniche e preparati a mille e uno fallimenti. Chiediti una cosa. Mi sono reso conto che la droga mi fa davvero male? Ho davvero deciso, anche se in via del tutto teorica, di astenermi? Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il misticismo.
Commento finale
Naturalmente, quel che fai non è giusto. Perché nella vita bisogna essere pragmatici e valutare sempre il risultato immediato delle proprie azioni. Forse sei vittima del tuo amore per la giustizia e la libertà.
All’egoismo cieco e repressivo di coloro che, con scelte economiche inopinate, causano, più o meno direttamente, la morte d’innumerevoli innocenti, incolpevoli, deve contrapporsi l’amore per il prossimo, quello vero, dei semplici, e la reciprocità.
Divenendo così consapevoli della situazione reale sarà impossibile definirsi religiosi, buoni, caritatevoli, compassionevoli, onesti o continuare a frequentare, come se nulla fosse, luoghi di amorevole culto, senza prima operare quelle scelte indispensabili per contribuire a risolvere le drammatiche evenienze. Non più “quel tanto che basta” a tacitare momentaneamente la propria coscienza. E così sentirsi nel giusto, dinanzi agli uomini e al dio che con tanto fervore s’implora in caso di bisogno, necessità. Bensì una volontà tale da far sentire la propria voce stentorea per promuovere interventi strutturali e non più episodici o assistenziali a favore dei meno fortunati. Le associazioni di volontariato cui puoi rivolgerti per renderti disponibile non mancano certamente. Non esitare nemmeno un attimo.
Grazie per la cortese attenzione.