«Per portare la divina consapevolezza nella nostra coscienza umana dobbiamo superare il limitato concetto convenzionale che abbiamo di Cristo. Per me il Natale è un pensiero di grandiosità spirituale — una realizzazione che le nostre menti sono un altare del Cristo, l’Intelligenza Universale in tutta la creazione. Gesù nacque in una piccola mangiatoia, ma lo Spirito Cristico è onnipresente.» (Paramahansa Yogananda)
Natale
Il Natale è uno squarcio d’eterno presente che consente di percepire l’essenza stessa della rivelazione vivente. Cos’è il Natale? L’indizio di un disegno cosmico superiore che dispensa, premia o condanna? E’ un’opportunità per riconoscere la propria illusione personale. Natale, e lo sfavillio esterno ci sovrasta. Abbacinati da quel riverbero dimentichiamo la luce interiore. Il Natale è la realtà ultima o primeva che si manifesta e autocrea.
La ricorrenza natalizia è stata commemorata e magnificata in tutti i modi possibili. I più vivono questi episodi solo al livello emotivo. La scenografia, l’ambiente, e tutte le altre componenti esteriori giocano ruoli notevoli. Altri, ben accorti, aspirano anche a una consapevolezza più intima. Ma per esser sicuri che ciascuno sia davvero in contatto con la propria interiorità occorrerebbe confrontarsi con gli altri senza il paravento della propria presunta identità. Dedicarsi all’evento con brio abbattendo le staccionate dei pregiudizi convenzionali.
Bisogna saper riconoscere le festività come tradizioni, utili, indispensabili per interagire in un sistema evoluto, ma pur sempre usanze. Quindi il vero viaggio è in tondo, all’interno, cioè tra le pareti della stanza, che però non esiste. Qui non v’è nulla di separato, di difforme da ciò che è, v’è solo una grande energia di comprensione.
Dies Natalis Solis Invicti, il giorno natale del sole invincibile … e la ricerca si ferma. Che la favoletta celebri Mithra (che era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”), Dioniso (il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi), o tanti altri, poco importa. La luce ricomincia a prevalere sulle tenebre, la conoscenza (Sophia) sull’ignoranza, la consapevolezza sull’illusione.
Quindi l’amorevolezza svetta sull’alterigia. Ma per pochi attimi appena. Prim’ancora che la festa si concluda, ahimè riemerge l’egoismo di sempre. I buoni propositi annegano nell’ultimo brindisi. Allora comprendo davvero quest’umile, fantastico tripudio. Natale è la gioia di saper donare.