Nel 2001, l’anno in cui, con meditare.it, mi affacciai sul web credevo di sapere tanto e, invece, è stata l’occasione per approfondimenti e riflessioni che non avrei mai nemmeno osato sperare. Questo articolo risale a quel primo periodo.
Per essere se stessi non serve nascondersi dietro un’appartenenza, un simbolo, un legame, una bandiera. La babele degli idiomi è più che sufficiente. Illudersi di avere ottenuto (conquistato) una qualunque identità per il solo fatto di avere aderito, ovvero di sostenere, professare, ecc., sarebbe piuttosto deprimente. La nostra migliore speranza è la condivisione universale dei valori etici, la tolleranza tra i popoli, tra le razze, la reciprocità.
Un discorso simile potrebbe sembrare un po’ troppo generico. Vi sembra che tutto ciò sia globalizzazione? Non lo è, perché la globalizzazione è innanzitutto un problema economico e le culture si preservano solo se ci sono anche le risorse.
Qualche tempo fa ho ricevuto un’interessante email da una gentilissima e brava visitatrice (Girasole). La riporto perché è gradevole, contiene un racconto istruttivo e risponde, implicitamente alla nostra domanda iniziale: come riuscire ad essere se stessi?
Ciao, volevo far leggere a tutti una storiella che mi è piaciuta tantissimo.
«Un re andò nel suo giardino e trovò alcuni alberi e delle piante morenti. Diversi fiori erano già appassiti. La quercia disse che stava morendo perché non poteva essere alta come il pino. Osservando il pino il re lo trovò sofferente perché si riteneva incapace di produrre grappoli come la vite. E la vite credeva di morire perché non riusciva a fiorire come la rosa. Infine scoprì una pianta, la viola, fresca e vivace come sempre. Il re, piacevolmente sorpreso, le chiese: “Perché tu stai così bene mentre gli altri soffrono?” La viola rispose: “Mi è sembrato scontato che quando mi hai piantato tu desiderassi una viola. Se avessi voluto una quercia, un pino o una rosa avresti piantato quelle. Allora ho pensato. Visto e considerato che non posso vivere diversamente cercherò di essere me stessa al meglio possibile”.»
Per me è stato molto importante capire che non devo cambiare solo per piacere a qualcuno e che non essere me stessa vuol dire tradirmi. In fondo non possiamo interessare o soddisfare tutti! E soprattutto non possiamo essere diversi da quelli che siamo, nemmeno sforzandoci. Anzi, io ci ho provato, ma poi mi sono ridotta come uno straccetto! Abbiamo diritto ad essere quello che siamo e dobbiamo amarci con le nostre debolezze perché nel bene o nel male siamo assolutamente unici al mondo! E’ vero meditare non è esattamente facile … ci vuole molta disciplina e la mente produce pensieri a livello industriale, però ne vale la pena …
Lo so che non ci si deve aspettare nulla … ma è molto difficile! Faccio tanta fatica a lasciare che le cose vadano come devono andare (psicologicamente), senza controllarle, giudicare o limitarmi, però ci sto provando e per ora mi rendo conto che mi voglio più bene. Posso vivere senza aggrapparmi a nessuno. Forse è poco, forse non dipende dalla meditazione, ma comunque a me sembra che con la meditazione qualcosa sia successo!
Spero che potrai inserire il mio messaggio da qualche parte, ma poi che succede? Grazie …
Uno degli scopi della meditazione è riuscire ad essere se stessi senza farsi condizionare da fattori esterni occasionali o contingenti. Bisognerà altresì trovare gradualmente un punto d’equilibrio tra le suggestioni (i condizionamenti) sociali e la molteplicità dei fattori economici.
La via della meditazione è una via di equilibrio ed unione. Gli eccessi ed i settarismi appartengono alle religioni organizzate che causano, più o meno direttamente, guerre e sofferenze (basta guardarsi intorno) e alle politiche di divisione strumentale, a tutto ciò che separa …
Per riuscire ad essere pienamente se stessi bisogna, innanzitutto, cercare, privilegiare e promuovere l’unità reale degli esseri al fine di superare la diversità apparente e contingente delle cose.
Grazie per la cortese attenzione.