Ho ricevuto una sorprendente quanto brillante email di cui ne sintetizzo le considerazioni essenziali. Si parla di condizionamenti, sofferenza, disagio e precarietà. Ci si chiede come uscirne, come superare l’impasse, come diventare artefici del proprio destino. Come conciliare gli abituali suggerimenti meditativi finalizzati al rilassamento interiore con le esigenze reattive indispensabili per riuscire, oramai, persino a sopravvivere. Ci si chiede come poter coltivare l’aspetto spirituale della vita quando in un’epoca d’accentuata crisi economica non ci sono certezze. Il nostro ammirevole interlocutore si domanda se non abbia giammai commesso qualche errore, … Ora tento di rispondere.
Caro amico, per quanto riguarda i condizionamenti, è indubbio che ne subiamo d’ogni genere. Sono senz’altro da rigettare. Ma come? Ovviamente mi riferisco a quelle situazioni che comportano sofferenza. Prendiamo spunto dal mio suggerimento di provare a diventare gli artefici del proprio destino. Mi richiamavo alla profittevole opportunità di diventare sempre più consapevoli. Tuttavia, come giustamente osservi, non è mica sufficiente. Siamo limitati dal patrimonio genetico, dall’imprinting culturale … Che fare? In che modo adoperarsi per superare questa terribile impasse?
E’ inutile che mi esprima per luoghi comuni. Gli individui che riescono ad emanciparsi sono sempre troppo pochi. Alcuni s’illudono che sia sufficiente un po’ d’informazione alternativa e onesta per migliorare il mondo. In realtà poi basta qualche manipolo d’astuti profittatori per stravolgere di nuovo la situazione. Quindi dovrei essere triste. Invece li osservo disgustato. In certi casi la meditazione ti aiuta subito a star meglio. Ma se non si hanno nemmeno i soldi per le necessità, oggi come oggi, più elementari, quali la disponibilità economica per metter su famiglia e/o condurre uno stile di vita minimamente decente senza piegarsi, giorno dopo giorno, alle nuove forme di schiavitù, che fare? Beh, l’unico modo è adoperare la propria volontà in modo sempre più nuovo e costruttivo. Secondo il Kriya Yoga, un antica scienza spirituale d’Oriente, quanto più forte è la propria volontà, tanto maggiore sarà il flusso d’energia di cui poter disporre mentalmente e che consente di cominciare a emanciparsi, spiritualmente, ma non solo…
Come vedi, le vie interiori son tante. E’ su queste che posso risponderti. Il prosieguo, la ricerca di una soluzione pratica è un fatto politico. Una questione d’impegno in cui credere, una maniera di prodigarsi per aiutare il prossimo… Naturalmente i problemi non si risolvono di punto in bianco. Ciò non toglie che sia indispensabile adoperarsi, impegnarsi. Le agiatezze culturali, morali, finanche relativamente economiche di cui alcuni di noi hanno goduto nel più recente passato non sono piovute dal nulla. Ci furono generazioni e generazioni di solerti e indefessi eroi della libertà che non si arresero mai. Avevano sicuramente capito che ciò che conta non è l’ideale, la meta finale, bensì il percorso. Consentimi una digressione poetica. Ciò che conta è la pietra, che sulla pietra, sarà infine piramide. Ciò che conta è la solidarietà, l’aiuto reciproco quotidiano, l’impegno civile e democratico per ristabilire il giusto equilibrio tra diritti e doveri.
Consideriamo il pacifismo. Da un lato è una sicura espressione di bontà, dall’altro è causa di un atteggiamento eccessivamente rinunciatario. Il problema è che sono in pochi a comprendere davvero la forza d’animo cui, ad esempio, dovette ricorrere Gandhi. Altro che mollezza, passività… Un conto è riconoscere che non esiste miglior via che quella di risolvere qualunque problema pacificamente, ben altro è rimanere passivi sperando che sia qualcun altro a occuparsi delle proprie pene, preoccupazioni, ansie, assilli, tormenti… Ovviamente non è il tuo caso, ne discuto quasi istintivamente, non so se ho davvero centrato il problema. Forse, prendendo spunto dalla tua email, sto solo rispondendo a me stesso. A ciò che mi preme davvero. Il benessere del maggior numero di persone possibili. Per cercare una motivazione razionale alle odierne incertezze. Per inseguire una soluzione di cui non sono affatto convinto. Ma sicuro che chi offre rimedi prestabiliti o ricette garantite, con ogni probabilità, sta mentendo.
La spiritualità non è un ambito a se stante. L’esistenza è tutta sacra, spirituale. Solo i furbi suddividono. Per avvantaggiarsene. Sotto questo aspetto, chi si ferma è perduto (in senso lato). Non esistono mai conquiste definitive. E’ sempre un iter che si sviluppa e avviluppa da sé. Non si tratta di crescere o decrescere. E nemmeno d’affermarsi. Bensì di rammentare che vita significa movimento. Come si concilia questa tensione tra vicissitudini o esigenze opposte con la calma e la serenità che offre la spiritualità? Semplice. Non si tratta di realtà antistanti che si contraddicono a vicenda, ma di circostanze complementari che si succedono di continuo. Ti rilassi con la meditazione, ti tuffi nell’interiorità e rigeneri il tuo spirito per affrontare con rinnovato cipiglio le inevitabili sfide che il viver consueto comporta.
Per concludere, ciascuno ha un proprio modo per promuovere la giustizia. Il mio è quello di seminare briciole di consapevolezza.
Articolo del 21-10-08. Grazie per la cortese attenzione.