La maggior parte dei ricercatori spirituali, quelli che si sono spinti un po’ più in là della mera patina esistenziale fino a inoltrarsi in ambiti molto meno scontati, sanno bene che esistono vari livelli o stati di consapevolezza. Tant’è che quando si tenta di descrivere una mappa della coscienza si ricorre subito a qualche metafora come, ad esempio, quella dell’esploratore che s’inoltra in una selva buia e sconosciuta. Taluni credono che si debba, per l’appunto, scendere nel pozzo della propria interiorità.
La rana zen, lo splendido quanto umile anfibio cui siamo ricorsi per tentare di comprendere anche noi la topologia della coscienza si rivolse, come sempre, al suo saggio – e a suo proprio dire, ignorante – maestro.
Tanto per cominciare non gli pose nessuna domanda. Gli si parò dinanzi, espressiva, fissandolo dritto dritto negli occhi. Il maestro – che non indicava la via con le chiacchiere, ma con i gesti, se non con la sola e semplice presenza – afferrò subito l’antifona. Beninteso, non era affatto chiaroveggente, solo che conosceva il suo pollo – pardon, la rana – perennemente indaffarata, impegnata, alla ricerca di tutto ciò che non fosse, banalmente, se stessa.
La rana era sincera, lo sapevano tutti. Anche se lo spread tra il suo essere sempre e comunque rana e la coscienza unitaria era quanto mai rilevante, ella sopperiva con l’innato impulso partecipativo che, a sua volta, suscitava un inevitabile senso di condivisione.
Già, la rana, parliamo sempre di lei. E la mappa? “La coscienza di chi osserva in disparte è come l’oro”, aveva letto la rana in qualche libro. “No, è una sorta di faro”, ripensò. “Ma quale faro, la coscienza è la mappa di tutto l’esistente”, si disse ancora. “Nient’affatto, la coscienza è un facitore di modelli”, si corresse sempre lei, la rana. Sennonché per puro caso notò gli orli accuratamente piegati dell’abito del suo caro maestro.
– “Chi sono gli esseri, una traccia, la scia della verità, o fiori che sbocciano per partecipare ai giochi di un ambiente che tutto sommato li ignora?”, sussurrò la rana.
– “Gli esseri autocoscienti hanno dimenticato il loro compito, sono i guardiani della soglia”, declamò d’improvviso il maestro.
La rana tentò di capire che accidenti fosse un guardiano della soglia. Pensò di chiederlo. Osservò il maestro che stavolta si mostrò disponibile.
– “I guardiani della soglia sono tutti coloro che meditano. Sentinelle che sorvegliano simultaneamente due mondi, ma solo fin quando non si accorgono che sono sul ciglio di un semplice nulla. Che ti piaccia o meno, figliola, dentro e fuori, alto e basso, interiorità ed esteriorità si equivalgono, sono solo sinonimi dell’unica realtà possibile. Se vuoi che la tua meditazione progredisca rapidamente siedi, chiudi o socchiudi gli occhi e – per lo meno dapprincipio – lascia cadere ogni distinzione, non separare tra volontà e inerzia, non discriminare tra concentrazione e disattenzione.”