Nel quotidiano fluire dell’esistenza, la meditazione invita a sospendere il brusio delle abitudini per dischiudersi a una percezione rinnovata dei moti interiori. Questo percorso non richiede strappi, piuttosto un lieve soffermarsi sulla superficie delle emozioni e delle intuizioni, come se ci si lasciasse avvolgere da un silenzioso scroscio di energia, limpida come la pioggia ma intrisa di luce. Tale esperienza non mira a orientare lo sguardo oltre un presunto velo di mistero, bensì ad accarezzare con attenzione le trame sottili della consapevolezza, cogliendo l’attimo in cui le parole svaniscono per lasciare spazio, in punta di piedi, a una comprensione spontanea. Nella pratica meditativa, la mente si alleggerisce dai ruoli fittizi e disvela, al centro di ogni piccolo temporale emotivo, un sorriso silenzioso, potente e sereno. La spiritualità non chiede definizioni, ma suggerisce l’ascolto attento dei mutamenti interiori, accogliendone il dinamismo senza irrigidirsi in illusioni di separazione. Meditare, dunque, assume il senso di un raffinato confronto con sé, fluido e incessante, capace di restituire trasparenza, freschezza e un pizzico di meraviglia alla percezione del sé autentico.
Prima di cominciare chiariamo subito l’introduzione. Mentre il soggetto della pioggia fisica è quasi sempre l’acqua, quello interiore è soprattutto luce o, se preferisci, energia. Entrambi sembrerebbero frescura, mentre in realtà sono solo i capricciosi, imperscrutabili giochi della tua coscienza. Ma cos’è la coscienza? Nei versi che seguono coscienza e supporto fisico, ossia cervello, coincidono, mentre il centro del mondo diventa super-ego.
Mentre in realtà
Tu fingi, fingi,
non fai che seminar promesse
mentre in realtà non sono
che vane, vane ciance.
Tu menti, menti,
non fai che illudere te stesso
mentre in realtà non sai
chi sia il tuo autentico alter-ego.
Tu piangi, piangi,
piovono lacrime d’astuto coccodrillo
mentre in realtà nel centro
potresti perfino sorridere.
Credi che la distanza
che ti separa dalla tua coscienza
sia così abissale
da ritenerla incolmabile?
Domande e poi domande
in un crescendo apodittico (inconfutabile, dogmatico)
che non potrai esaudire
perché là fuori è buio
mentre in realtà già piove.
Epilogo
Nell’ascolto silenzioso al termine di ogni meditazione, ciò che sembrava oscuro rivela nuova limpidezza: il buio si concede come grembo di una luce segreta, la pioggia interiore si discioglie in quiete, le domande si ricompongono in una tregua serena. In questo spazio di calma, ogni alter-ego si dissolve nel sorriso sincero della presenza, ed emerge un senso di fiducia sottile che accompagna anche nelle giornate più incerte. La pratica continua, come una pioggia gentile che rinnova la terra della coscienza.