Esiste una forma di meditazione che non richiede cuscini né posizioni perfette, ma si manifesta nell’arte di lasciar fluire pensieri e passi senza meta prefissata. Quel “camminare deciso ma senza destinazione” rappresenta forse una delle pratiche più autentiche: un invito a fidarsi del movimento spontaneo della vita, permettendo alle parole di imprimersi sul foglio come nuvole passeggere nel cielo della consapevolezza. Mentre l’ambiente ci assilla con mille richieste, questa meditazione in movimento ci ricorda che la vera presenza non nasce dalla lotta contro il flusso dei pensieri, ma dall’audace semplicità di fermarsi un istante – proprio nel cuore dell’agitazione – per riconnettersi a quella fonte interiore che non ci tradisce mai, anche quando abbiamo dimenticato come attingervi.
Come ho avuto già modo di chiarire, queste brevi premesse sono, in realtà, semplici commenti introduttivi. E i commenti non sono altro che giochi di parole. In genere procedo così: pondero con cura e attenzione il contenuto su cui intendo soffermarmi. Quindi consento alle idee, che ancora non ho nemmeno formulato, d’imprimersi sul foglio. Oppure digito sulla tastiera, ma senza pensar nulla al riguardo, prima di rivedere infine le frasi per intenderne il senso. Che ho scritto? Esco, cammino deciso, spedito, ma senza stabilire o scegliere anzitempo dove andrò. Anche questa è un’ottima forma di meditazione.
Meditare al presente
Cogli l’attimo? Deja vu!
Come puoi meditare al presente
se l’ambiente, la mente, ti assilla
con tanta – e a lungo – di quella protervia
che non riesci a fermarti un solo istante
per raccoglier l’energia che non hai più?
Dispersa tra mille rivoli d’impegni
senza saper … tanto meno dove andare …
Vieni qui, poi ritorna e fermati. Sosta un minuto.
Ritroverai la fonte dell’immancabile coscienza
che non tradisce mai giacché dispensa
l’amore che tu stesso non sei riuscito a dare.
Epilogo
Alla fine di questo viaggio senza mappe, ciò che conta non è aver raggiunto una comprensione intellettuale, ma aver toccato con mano una semplice verità: la meditazione non è un rifugio dal mondo, ma il coraggio di vivere pienamente. Quell'”amore che non siamo riusciti a dare” non è perduto, ma attende solo un attimo di pausa, un respiro consapevole nel turbine degli impegni, per rivelarsi ancora come nostra eredità più autentica. Forse il vero presente non si coglie, ma si vive – passo dopo passo, parola dopo parola – nell’accettazione radicale che ogni istante, anche il più caotico, può diventare porta d’accesso alla quiete interiore.