Chi è che mi ha dettato questi versi? A esser precisi è piuttosto una sorta di “prosa poetica”. Forse me stesso, ossia l’alter ego, il super-io che mi sollecita sempre a esperire la vita senza tirarmi indietro, senza trincerarmi dietro una cortina di chiacchiere che sfumano “il ricordo di sé“, di chi siamo, di chi fummo, di ciò che saremo, ma prima che l’io nascesse. Ora che sei rimasto senza il tuo filo logico, chiudi i begli occhi e medita senza tergiversare.
Il prossimo venuto
L’anima è candida, ma a me sembra proprio – son titubante a dirlo – sembra ch’emani un aroma, un profumo, una fragranza insufficiente, inadeguata. Sarà l’ozono di cui è intrisa la sua aura, sarà la mia coscienza che oramai si è quasi rilassata. Lo vedi se l’osservi un po’ in silenzio, ha quasi rinunciato.
Come mai? Per non soffrire nello scontro con le forze che lodano l’amore, mentre in realtà si sollazzano con l’ego, fingendo di pregare, quando stanno, ahimè, osannando proprio la mente, che se la lasci libera genera braci e poi le sparge ovunque.
Ma tu che sei già nobile, che per l’appunto aspiri al solo vero amore, comincia col silenzio, poi prega quel Signore che ti soccorre ovunque, se non t’innalza sempre verso le alte sfere dove c’è solo una coscienza, nitida e pura come le bianche nebbie d’un orizzonte antico che cogli con lo sguardo di chi è sincero e ambisce al bene d’ambedue, te stesso come l’altro, il prossimo venuto.