Il vero ordine, quello che ti consente di realizzare la tua vera e incontaminata natura interiore, ossia lo straordinario riflesso soggettivo del dio vivente – l’essenza del cosmo intero – non si consegue restando inerti e, quindi, in apparenza ricettivi. Di tanto in tanto m’imbatto o ascolto ancora frasi del genere: resta passivo; in umile attesa; aperto all’ignoto; renditi disponibile a qualunque evenienza; accogli l’istante, tutto ciò che si presenta di volta in volta … e realizzerai il divino, l’incommensurabile si prodigherà per te beneficiandoti di ogni bene.
Dio solo sa – o, se preferite, il Buddha solo sa – quante altre scempiaggini si possono incontrare. Il fatto è che prima di arrivare al punto di rinunciare a te stesso, di aprirti al prossimo in modo così totale e disinteressato da lasciar sgombro il tuo presente a una presunta e quanto mai improbabile discesa dello spirito, dovresti forgiare il tuo carattere con il fuoco della volontà più indomita sino ad essere così padrone di te stesso che divenire ricettivo e di conseguenza meditativo, pressoché all’istante, sarebbe quasi un gioco.
I predicatori della domenica – da strapazzo – che t’illustrano solo la prima parte di questa banale evidenza sono degli emeriti irresponsabili. Lo ribadisco, non puoi essere ricettivo e quindi accogliente se prima non diventi – per quanto possibile – padrone di te stesso. L’ordine non accadrà da solo, tanto meno in virtù della tua apertura, della tua presumibile e incondizionata bontà. D’altro canto non hai bisogno di principiare da zero. Ricomincia dalla vita quotidiana, rinuncia al caos e l’ordine seguirà da sé.
Ovviamente non mi riferisco a un ordine ossessivo, non è una sorta di attivismo indiscriminato. Si tratta, semmai, di stabilire delle priorità per poi seguitare sulla via che va dal bene al meglio. Metti ordine nelle tue piccole, umili cose, riserva – nello specifico – un congruo lasso di tempo alla meditazione, ad esempio all’osservazione del respiro, come alla preghiera e l’amore si riverserà da ogni dove.