Mentre la via del principiante che compie i primi passi sul sentiero della meditazione è piuttosto lineare e presuppone soprattutto di vivere appieno – e con gran beneficio – il presente, ossia di prestare attenzione alle proprie incombenze, se non a praticare un qualche specifico metodo; la via dell’esperto – cioè quella di colui che comincia a prendere confidenza con la realtà interiore e a percepire l’insieme come un tutto unico – diventa irta di effimeri, ma non per ciò meno reali, improvvidi ostacoli.
Qualche tempo fa sono stato esortato da un esperto in meditazione e dintorni molto noto a non semplificare troppo e quindi a un maggior realismo. Credo che per certi versi avesse ragione. Smetterò, quindi, d’indorare la pillola con il mio consueto approccio semi-idilliaco in stile enfatico-divulgativo, per accennare alla più fastidiosa difficoltà in cui si può incorrere: la mente vuol davvero essere più consapevole della realtà complessiva o non preferisce, invece, continuare a vegetare e reiterare le proprie illusioni in un ambiente di favole?
Pur di non mollare la presa, la mente può creare qualunque illusione. Pur di rimanere abbarbicata ai sentieri già noti, la mente – che siamo noi – può farci esperire un’incredibile serie di sensazioni; dalle più dolorose, come svariati disagi psicofisici; a quelle estatiche, dove il rilassamento si alterna a picchi di benessere. Per non parlare, infine, di quelle pseudo-percezioni che coinvolgono le proprie credenze religiose pregresse. In genere si comincia con una pletora di sofferenze. Poi, qualora nemmeno ciò funzionasse, ossia non cadessimo nell’astuto trabocchetto ordito per fuorviarci dal tentativo di meditare, ecco la gioia, la liberazione, la felicità, persino la luce e visioni beatifiche annesse. Parafrasando un noto racconto, se incontri un angelo, chiedigli subito: quanti fagioli ho in mano?
Il mio suggerimento per superare questi ostacoli? Osserva, sii consapevole, nel contempo presta attenzione al respiro, perché prima o poi le illusioni svaniscono sempre.