Una delle più belle lezioni che ti offre la meditazione: non prendere mai eccessivamente sul serio il film della creazione. Tutto ciò che accade, brutto o bello che sia, è sostanzialmente un incredibile gioco di luci e ombre. Il mistero della propria vita non si dipana nell’arco di una sola esistenza, ma occorrono lustri su lustri per venirne a capo e senza nemmeno riuscire a comprenderlo appieno.
Ora, se da una parte – cioè da un punto di vista sostanzialmente biologico – la credenza che il nostro vero arco temporale si estenda ben al di là di ciò che potremmo persino supporre è una sorta d’illazione speculativa, un’ipotesi senza né capo né coda; dall’altra – ossia secondo i criteri di una consapevolezza che diviene via via più profonda o elevata sino all’orizzonte della supercoscienza – è, per taluni, una certezza soggettivamente schiacciante.
Rimane il fatto come riuscire a spaziare – la contingenza non è mai insormontabile – oltre i limiti attuali. La risposta più scontata è, per l’appunto, con l’aiuto della meditazione. In pratica sarà sufficiente rimanere in silenzio quel tanto che basta per allentare i vincoli delle credenze e proiettarsi in tutta libertà nei meandri di un passato sinora mai pensato possibile. Illazioni, per ora pure e semplici ipotesi che solo l’altezza del campo visivo – la propria autoconsapevolezza – consente di verificare.