Accettazione, si, ma solo per quanto riguarda la meditazione. In modo d’allentare la presa, tranquillizzarsi e rivolgere un’occhiata amorevole alla propria interiorità. Curiosare in sé stessi è quanto mai utile.
Quanto tempo è trascorso da quando ho intrapreso questo tipo di ricerca – genuinamente – spirituale? I giorni o i mesi o gli anni contano ben poco. Tant’è che a volte il loro flusso mi sembra così secondario da percepirlo come sempre nuovo. Certo, gli eventi si succedono, e di continuo, ma per quanto mi riguarda accadono quasi sullo sfondo. Prima c’è l’essere, pressoché silente e privo di turbolenze. Poi un corollario – casuale? – di circostanze inerenti.
Nulla di speciale, ovviamente. Si tratta solo di una caratteristica della maggior parte dei meditatori. Gli eventi accadono e li accetto. Ciò non significa che sia sempre d’accordo, che gli dia sempre e comunque, senza eccezione, il benvenuto, o ne gioisca. Accadono … L’accettazione favorisce soprattutto la creatività. Come pervenire a questo stato di serafica, quanto fertile, proficua accettazione?
Hai lavorato, studiato o altro. Ti sei dedicato con scrupolo alle incombenze di routine. Sei stanco, ma pienamente soddisfatto per ciò che hai realizzato sin qui. Distenditi, rilassati. Sai bene come gli amici e il tuo ambiente ti approvino, o per lo meno, siano tolleranti con le tue estrosità. E tu, che sentimenti nutri verso di loro? Accogli l’aria che il respiro ti offre. Dai il benvenuto ai pensieri. Ora non v’è nulla di molesto. Piano piano ti integri. Con il passare dei minuti ti senti più ricco, d’idee, di saggezza … non sto tentando di convincerti a meditare. Ti racconto, semplicemente, ciò che hai già, ma forse non ne sei consapevole.