Chiunque plachi i pensieri incessanti, come la pioggia fa con una nube di polvere, con la consapevolezza che deriva dal pensiero placato, raggiunge qui ed ora la dimora della pace. (Itivuttaka, 87)
La meditazione si può riassumere in uno smilzo e sparuto concetto: “Riposa in te stesso”, ben sveglio e comunque sollecito verso il corpo-mente e quindi il respiro. Tutto ciò che accade intorno, ossia la cornice esistenziale che comprende sensazioni, sentimenti, idee, non è un soggetto avulso. Non v’è nulla che si possa escludere, discriminare.
Sìi attento, ma in modo discreto senza intervenire o giudicare., né discettare, tanto meno riflettere. Non combattere con gli stimoli esterni. Così facendo si affievoliranno da soli. Minimizzarli non serve. Se li accetti ti accadrà di dimenticarli. L’esercizio, la pratica essenziale è, dunque, “riposa in te stesso”. Che accadrà? I risvolti, le conseguenze della meditazione sono svariati, ma c’è una sensazione che prevale sulle altre: ti sentirai più integro.
Anche se l’esercizio che ti ho appena descritto, a ben vedere, sembra quasi banale, richiede comunque alcuni accorgimenti. Primo: evita di addormentarti (a tal proposito, adotta – soprattutto – una postura idonea; ad esempio, quella illustrata nella foto acclusa). Secondo: rinuncia a pensare, a immaginare. Terzo: infine, dopo la sessione, cammina a lungo o impegnati in qualche lavoro domestico o incombenze simili.
Più in generale, rammenta che non sei tu a dover fare qualcosa, ma è l’entità corpo-mente a doversi calmare. Quando le acque dell’interiorità si acquietano ridiventano limpide, così trasparenti che sia le profondità più recondite del proprio animo che le più elevate vette di coscienza, che poi in realtà coincidono, ti lasceranno scorgere barlumi di natura increata, primigenia. Dunque, riposa in te stesso.