Il monitor sorride. La tastiera ammicca. E tu, sornione, digiti. Che accadrà, che scriverai, ce l’hai uno scopo? Se non sbaglio, stavo per raccontare – è l’ennesima volta – qualche indiscrezione riguardo la meditazione. A cosa serve. Come si dovrebbe condurre. I benefici che apporta. Le domande che inevitabilmente comporta. La meditazione va esemplificata …
Nulla, men che meno di nulla. Il mio problema non è decantarne le lodi, ribadirne l’utilità, talvolta finanche la necessità. Il mio problema è aiutare coloro che pur avendola provata ed essendo riusciti a trarne qualche insperato beneficio iniziale, si sono via via arenati nell’inconcludenza. Sostenere – virtualmente – quelli che dapprima hanno cominciato a tergiversare, e successivamente son finiti col procrastinare l’impegno, o il non-impegno, dipende …
Meditazioni
Prima o poi doveva accadere. E cioè che invece di argomentare sulla “meditazione” cominciassi a trascrivere alcune rapide “meditazioni”. Qual’é la differenza tra i due termini? La differenza, così come l’intendo, è sostanziale. La meditazione è una pausa che la mente concede a se stessa – al continuo intercalare involontario che identifica, interpreta e giustifica – sino a raggiungere il silenzio. Una sorta di tranquillità che – secondo i casi – può divenir viepiù profonda. Le “meditazioni”, invece, sono ciò che deriva da quel silenzio, presumibilmente senza la censura del super-io. Sono ciò che scaturisce dal profondo e zampilla senza motivo. Sono la risata che affiora sulle labbra, affatto preventivata, tanto meno presagita. Una risata che sconcerta, che lascia gli astanti inebetiti, incuriositi, talvolta finanche contrariati. Una risata che ti lascia senza parole, che rende il linguaggio inutile e consente, seppur per pochi istanti, una comunicazione diretta. Una risata, infine, che lancia un messaggio implicito, da cuore a cuore. Le “meditazioni” sono ciò che discende repentinamente dall’alto, quando tu non ci sei, veicolando l’inesprimibile. Concetti che se fossero altrimenti spiegati perderebbero il valore intrinseco.
Ciò che ho appena riportato, vi sembra plausibile? La mia intenzione è suggerire un metodo del tutto spontaneo per aggirare la nostra reticenza a sbirciare oltre la soglia dello scontato, a gettare una rapida, repentina occhiata “al di là del conosciuto”. Laddove l’idea che tutto sia uno diviene l’unico indizio per scoprire ciò ch’è davvero la sola spiritualità possibile.
Le “meditazioni” sono una sorta di riflessione meditativa in pillole, il risvolto creativo e al tempo stesso curativo di coloro – son proprio tanti – che hanno stressato eccessivamente la mente per adeguarsi al tran tran quotidiano e non sanno più come porvi rimedio. Come tornare indietro ad un impegno della psiche più amorevole e quindi spirituale. Per riconquistare un approccio che non sia basato esclusivamente sulle emozioni, ma tenda spontaneamente all’equilibrio. Le meditazioni sono la magia del sentire che si traduce immediatamente nel dare, nell’offrire, nel gioire …
Quando incontri l’impasse, quando non avverti più alcun riscontro meditativo, se non una pausa senza senso che si dilata sino ad abbracciare le ore, i tuoi giorni, … è il momento d’intervenire. Qualche anno addietro avrei detto, impugna la penna. Ora, più semplicemente, sistemati dinanzi la tastiera, attendi il momento propizio, poi digita. Non si tratta di raccontarsi o compilare un diario. No, sarebbe semplicistico. Lascia che la tua compassione dispieghi le ali. Consentile di cavalcare l’onda di consapevolezza. Se soffri e la vita ti sembra un’erta, lascia che fatti, idee o concetti defluiscano dalle dita alla tastiera sul monitor. Ti sentirai alleggerito.
Meditazione
I metodi per uscire da questa pseudo crisi d’appiattimento percettivo sono tanti. Tuttavia fondamentalmente, qualunque sia l’attività in cui ti stai impegnando, interagisci all’unisono. Con il respiro è facile, se non altro perché è un fenomeno che procede da sé. L’osservi senza modificare nulla, la profondità, il ritmo, ecc. Conti i respiri e giorno dopo giorno ti ritrovi più lucido, un po’ più sveglio e integrato. Non sei più in balia delle emozioni – anche il sesso è un’emozione – ma indirizzi e coordini le tue energie con saggezza. Invece, l’espediente che ti sto suggerendo in questo articolo, è solo un’alternativa in più per superare la frenata esistenziale in cui ti sembra di essere incorso.
Siedi, raddrizza delicatamente la schiena e rivolgi l’attenzione verso l’alto, l’entourage della tua coscienza più elevato. Immagina d’amare, il mondo intero. Non escludere nulla. Comprendi gli amici, gli eventuali nemici, quelli che ami come coloro che supponi di odiare. Includi il passato. Vedi quant’acqua è defluita al di sotto degli inverosimili ponti che ti sei premurato via via d’erigere? Scrutalo ancora. Che ne discerni? I tuoi trascorsi paion tuttora vivi, presenti. Ora raffigurati il futuro. L’immaginazione creativa sortirà un effetto fantastico. Quindi tralascialo. Se il passato è trascorso, ed il futuro si realizzerà senza meno, dov’é che ti trovi? Sei nel presente. Un oggi, un adesso che non hai bisogno di rappresentarti, ideare o vagheggiare. E’ ora! A questo punto chiediti quale sia la qualità più saliente di questo presente. Cercala, se persisti perverrai ad un incomparabile, prezioso risultato. Dovrei dirtelo? Ricercane l’origine. Ama persino l’amore.
Epilogo
Ciascuno di noi anela compiere un salto di qualità. La vita lo esige. Chi si ferma rimane nel proprio limbo in balia alle ingannevoli pulsioni contrastanti dell’ego, a desideri altalenanti, a stati d’animo discordanti che si avvicendano di continuo. Il primo passo verso la Via per il superamento della contingenza spirituale consiste nel favorire il risveglio spontaneo dell’energia vitale, un vero e proprio atto d’elevazione. Ora come ora l’energia spirituale è – in parte – sopita. Per erigersi ha bisogno che venga sollecitata. …
Amorevolezza e compassione. Di tanto in tanto ne parliamo con insistenza, come fossero fari della consapevolezza, esempi da seguire, sentimenti da diffondere. Dimentichiamo, tuttavia, che amorevolezza e compassione sono soprattutto realizzazioni interiori che scaturiscono dalla percezione dell’essenza. O dell’assenza? E’ lo stesso.