Interpretiamo solo dei ruoli. Qui tentiamo di sembrar seri, coerenti, poi esiste la compensazione. La spiritualità è innanzitutto celebrazione, gioiosità. Mal le si addice la fiction della dignità ipocrita. Piccoli si, senza nessuna pretesa di essere necessariamente nel giusto, ma lieti di condividere il proprio rutilante pensiero.
Premessa
Per meditazione spontanea non s’intende una tecnica, bensì una serie di circostanze la cui enumerazione è peraltro impossibile. Com’è nostra abitudine procederemo in modo apparentemente casuale per tentare d’intenderci ben oltre i concetti, sperimentando una simultaneità ideale tra vedere e agire. Pochi cenni che descrivono, ma senza definire.
Senza cercare
La meditazione, comunque la s’intenda, esige sempre una sosta. Il breve bivacco sarà soprattutto interiore. La ricerca si placa, il suo fervore s’attenua. Naturalmente, stare senza cercare, dovrà accadere spontaneamente. Il Buddha Gautama Siddharta si “risvegliò” quando giunse alla conclusione che ogni sforzo ascetico sin lì compiuto era stato relativamente vano. Anzi proprio lo sforzo diventava l’ostacolo principale. Per questo intraprese e privilegiò la “Via di Mezzo”. La “Via dell’Equilibrio” in cui la mente, che è tendenzialmente estremista, si rasserena da sé.
Condizioni
Un buon maestro non ti pone mai limiti di ricerca teorica, condizioni specifiche cui ottemperare, tranne il tentativo di suscitare in te quella consapevolezza che poi ti guida nelle decisioni di natura etica. Infatti ciò che vale per te non è detto che funzioni o sia significativo per altri. Le regole sono flessibili. Non v’è un meccanicismo deterministico, ma un buon relativismo. Il tuo corpo, la mente, ciò che chiamiamo spirito, sono indipendenti o tutt’uno? Esistono una serie di relazioni, ma ancora più importante è il punto di vista dell’osservatore. Se osservi proiettato verso il mondo esterno – dimenticando del tutto te stesso – tutto ciò che vedi è pressappoco materia: non ne scorgi che il riflesso sullo specchio della tua coscienza. Invece, se cambi prospettiva – rammentando che sei innanzitutto tu colui che osserva – in modo da privilegiare ciò che è, per quello che è, al di là dei vari, quasi inevitabili, condizionamenti culturali, senza etichettare nulla, senza adoperare il pensiero discorsivo se non quando strettamente necessario; dicevo, se cambi prospettiva riesci a scorgere – dapprincipio avviene solo a tratti – riesci a scorgere la natura spirituale intrinseca in qualunque oggetto.
Meditazione spontanea
Il raggiungimento di una certa condizione di rilassamento interiore è la chiave per superare la dicotomia e l’alternanza azione/non-azione. Tale condizione può essere conseguita con la meditazione.
Già!…proprio la chiave…
Questa chiave si rinviene nella vita di tutti i giorni, nelle azioni e nelle scelte ordinarie o eccezionali. Il criterio è quello della consapevolezza senza scelta preordinata, attenti alle situazioni che di volta in volta si verificano, sensibili al momento, liberi da programmazioni inconsce o reazioni egoiche involontarie mascheranti una effimera volontà d’azione o scopo.
Questa chiave è lo “scopo senza scopo”.
Non serve meditare. Le tecniche di meditazione formali non sono imprescindibili, ma è necessario rimanere all’erta, sciolti, rilassati e nel contempo attenti. Riservare per se stessi dei periodi di sano relax ascoltando musica, osservando il mare, il cielo azzurro, la natura in genere, tentando di carpirne e assecondarne i ritmi. Il bello è che tutto questo è già, di per sé, meditazione. Ma ciascuno cerca il fenomenale, le imprese mirabolanti, l’eccellenza, il perfezionismo. Tutti dimenticano che l’armonia nasce soprattutto dal perseguire un proprio equilibrio. Persino coloro che osservano il flusso spontaneo e naturale del respiro dimenticano che non devono afferrarlo o assecondarlo, ma solo esercitarsi a rimanere eventualmente attenti.
La spontaneità di cui stiamo argomentando è, quasi sempre, la conseguenza naturale di uno sforzo di consapevolezza iniziale. Il silenzio ne è l’apice, la gioia immotivata il compimento. La meditazione spontanea è vita vissuta consapevolmente, presenza di spirito che consente l’affiorare d’una corrente di serena, tranquilla e al contempo effervescente energia. Non si tratta, pertanto, di dedicare unicamente del tempo a se stessi, del riuscire a ritagliarsi soltanto dei brevi frangenti introspettivi, ma di arrivare a espandere la quiete del relax nella routine, nel trantran, nella quotidianità.
Contrappunti
Attenzione, in genere non si possono praticare meditazioni che riguardano la sola consapevolezza tralasciando del tutto l’esercizio fisico a cui, per altro, in differenti contesti, il lavoro manuale ha sempre sopperito. Oltre l’Hata Yoga – o qualcuno tra i tanti generi di esercizi utili allo scopo – è vantaggioso, ad esempio, camminare per un periodo di tempo almeno equivalente a quello che si dedica alla meditazione da seduti.
Per meditare bisognerebbe, altresì, sviluppare la benevolenza, l’amorevolezza, la compassione. Qui c’è poco d’argomentare, non si tratta di semplici tecniche. Un conto è uniformarsi al flusso naturale del proprio respiro per dieci minuti al giorno al fine di distendersi; oppure di sedere in riva al mare e osservare l’oceano; … ; ben altro applicarsi con intensità.
Sei perplesso? Ti sconsiglio di meditare, ma osserva bene la bellezza come la bruttezza della vita quotidiana e troverai che la dimensione della meditazione, intesa come pausa silente, ma sempre onnipresente tra i propri pensieri, speranze, emozioni, è già lì, senonché basta la distanza di un solo millimetro e cielo e terra sembrano separati.
La vita è di per sé un arcobaleno di gioia, siamo noi che la dipingiamo di solo nero o solo bianco. Perché soffrire e impelagarsi in strane pratiche esoteriche, preghiere complesse, che non siano il nostro più fervido ringraziamento alle meraviglie che ci è già dato scorgere o percepire?
Se la meditazione è condotta bene, con dolcezza, senza strafare, arreca benefici. Ma finché ci sarà qualcuno che pensa di meditare quella non è meditazione, bensì un mero gioco mentale. Se sei alla ricerca di una qualche, sia pur sottile, forma di gratificazione o potere, non è il giusto metodo.
Epilogo
Per cogliere il senso più autentico della meditazione spontanea non serve credere, immaginare, supporre, ritenere, ipotizzare, congetturare … Finanche il più innocente tra i desideri, quello di calmarsi, può distoglierci dall’obbiettivo primario, l’aspirazione a crearsi un frangente senza tensioni, in modo da rendere fattibile ciò che talvolta sembra addirittura inattuabile. Ehm, vi piacerebbe che fossi un po’ più esplicito? Nulla da fare, altrimenti sarebbe l’ennesima finta promessa tesa a raccogliere gli ulteriori fasulli consensi cui, di certo, nessuna persona sincera potrebbe mai ambire. Sicché lo ridico. Che fate qui? State perdendo il vostro tempo. Correte a lavorare o a ridere e gioire di tutti quest’incalcolabili, radiosissimi doni …