Una sera durante la seduta meditativa, dopo aver raggiunto uno stato di profondo rilassamento [ … ] mi ritrovai immerso in una luce bianca intensissima [ … ] è come se in quel frangente i miei sensi fossero svaniti nel nulla [ … ] Cosa mi è capitato? Dove sarei finito se mi fossi lasciato andare nella luce?
– Name: Enrico –
– Subject: Meditazione –
Quesito
Ho 26 anni e da poco più di 5 mesi pratico meditazione vipassana. Le scrivo sperando di ottenere informazioni e chiarimenti al riguardo [ … ] Una sera durante la seduta meditativa, dopo aver raggiunto uno stato di profondo rilassamento – fino a non percepire più il corpo e con la mente completamente libera, contemplando esclusivamente il respiro e in un silenzio totale – indirizzai l’attenzione all’interno convergendo nell’area del cosiddetto terzo occhio. Dopo un po’ mi ritrovai immerso in una luce bianca intensissima. Contemporaneamente sentivo che il mio corpo non esisteva. Per me è molto complicato spiegare le sensazioni, perché è come se in quel frangente i miei sensi fossero svaniti nel nulla, non era una percezione terrena. Tornato allo stato normale piansi, tale era la bellezza della situazione appena vissuta, le mie uniche parole furono: grazie, grazie, grazie. Questo fu il primo episodio.
Le tre volte successive riuscii ugualmente a raggiungere lo stato appena descritto, ma una volta entrato in quella dimensione (non so come nominarla) mi irrigidii e ritornai ad una condizione normale [omissis]
Dopo questi episodi ho notato un notevole cambiamento, come se la mia consapevolezza e coscienza si fossero intensificate a livelli esponenziali, una lucidità mentale ben superiore alla norma, grande energia fisica e modifiche caratteriali. La situazione attuale è questa: continuo a meditare, ma senza spingermi troppo in profondità, evito volutamente di raggiungere quello stato di meditazione profonda perché sinceramente ho paura di entrare in quella “dimensione” e non riuscire a tornare indietro. Per il poco tempo che sono rimasto nella luce assoluta mi è sembrato di riuscire a gestirmi solo col pensiero. Come può immaginare le domande che mi pongo sono tantissime.
Vorrei chiederle:
Cosa mi è capitato? Dove sarei finito se mi fossi lasciato andare nella luce? Ho corso qualche pericolo? Come posso regolarmi una volta entrato in quello stato? Dovrei seguire un corso di meditazione nonostante sia arrivato sino a questo punto in completa solitudine? Vorrei farle tante altre domande, ma confido nel suo parere (magari potrebbe indicarmi qualche buon libro dove trovare risposte in merito). Probabilmente le mie domande possono sembrare banali, ma il fatto è che in termini teorici sono abbastanza ignorante sull’argomento “meditazione”; questo perché mi sono dedicato esclusivamente e assiduamente (30 minuti al giorno) alla pratica meditativa senza documentarmi a livello teorico. Probabilmente ho esagerato nelle sedute, non ho mai saltato un giorno). Tengo a precisare che il rilassamento e la neutralizzazione di ogni pensiero mi riescono velocemente e con una certa semplicità; probabilmente perché da anni pratico training autogeno e respirazione pranayama per essere più efficiente e svolgere con maggior sicurezza le mie passioni preferite: pesca in apnea profonda e fotografia subacquea in apnea.
Confido in una sua risposta.
Grazie per l’attenzione, un abbraccio, Enrico.
Risposta
Gent.mo Enrico, “cosa ti è capitato” lo hai descritto da te molto bene. Sicuramente meglio di quanto non avessi potuto fare io stesso che, in un certo senso, sono abituato ad ascoltare questo genere di racconti. Se ti fossi lasciato “andare” nella luce? In merito ci sono tante narrazioni, descrizioni fantastiche, ma pur sempre soggettive. Ciò che conta è l’esperienza personale, che non è mai univoca. E’ piuttosto difficile che più individui concordino su quanto hanno visto, udito, provato. Fondamentale è sempre il soggetto che sperimenta e che, di conseguenza, ne diviene l’interprete.
Casomai tu continuassi a meditare e si ripresentasse la situazione appena citata non perdere mai di vista te stesso, la tua soggettività. Se poi questa soggettività si dilata ed espande sino a comprendere ciò che ti circonda, uomini e cose, allora avrai conosciuto direttamente – in prima persona – e potrebbe capitarti di dover spiegare ad altri il significato ed il valore dell’esperienza spirituale. Ma nonostante i tentativi di sinteticità e chiarezza, probabilmente ti renderai conto che per raccontarti dovrai ricorrere sempre a metafore, esempi e circostanze condivise, deformando, così, il nucleo stesso di quella luce.
Quando sento parlare di luce mi viene in mente, per l’appunto, la chiarezza. Direi che quella luminosità è proprio simbolo di maggior chiarezza, distensione, efficienza.
Non è detto che si debba seguire un corso di meditazione. Ora descrivo per sommi capi e a solo titolo informativo, un’alternativa tradizionale (penetrazione intuitiva). “Evitare di forzare la situazione come accade quando ci si concentra su determinati punti. Seguendo il respiro si può raggiungere un certo stato di assorbimento, ma non appena conseguita una determinata calma è possibile scegliere, in alternativa al predetto assorbimento o interiorizzazione della mente, di osservare i dettagli della respirazione, le pause, sino a risalire al movimento stesso della mente che precede l’azione fisica di inspirazione ed espirazione, ecc. Se il respiro diventa flebile,o sembra rallentare quasi del tutto, bisognerebbe ugualmente rimanerne consapevoli.”
E’ possibile evitare taluni stati mistici non essenziali, rimanere ancorati alla realtà? Si, ma con una qualità di consapevolezza sempre più ragguardevole.
Se, al contrario, intendi approfondire le tue esperienze, non puoi procedere da solo, ma frequentare insegnanti competenti, sui quali, tuttavia, non posso fornirti nessuna informazione specifica.