Laura (nick) ci ha scritto descrivendo le sue sensazioni in merito all’eventualità di rinnamorarsi nonostante il suo cuore fosse già, del tutto, appagato.
E’ possibile amare due persone contemporaneamente?
Name: Laura (nick)
Subject: risposte
Quesito
È possibile amare due persone contemporaneamente?
Ho sempre pensato di no. Almeno non lo stesso tipo di amore.
Ho la maturità sufficiente, senza presunzione, per sapere che cosa sono le occasioni, le lusinghe, e la facilità con la quale si può fare leva ed aprire uno spiraglio in un rapporto d’amore che, nel suo quotidiano, è soggetto a molteplici pressioni.
Questo non mi fa paura.
Un amore forte, fatto di passione e tenerezza, di sostegno reciproco e di obiettivi comuni è qualcosa di unico e prezioso che va coltivato sempre, anche quando si vede che tutto intorno a noi finisce.
Quanti amici non sono più insieme, e quanta tristezza e disillusione nei loro occhi, che quando si posano su di te, spesso si colmano di rammarico e forse invidia per ciò che non hanno più.
E diventa difficile spiegare che tu non hai ‘una ricetta’ perché non esiste…
Poi però un giorno conosci una persona che è capace di farti provare emozioni che pensavi fossero destinate soltanto al tuo compagno e ti chiedi.. è ciò che è successo agli altri? Esiste davvero questo traguardo? Tutti possiamo amare contemporaneamente? E ci sono arrivata anch’io?
Non succederà niente, tutto resterà esattamente come prima, il mio primo amore è immutato, soltanto dentro di me il mio io grida di dolore per aver sollevato questo velo ed aver acquisito questa consapevolezza.
E’ questo che mi distinguerà dagli altri. Ma mi rende forse migliore?
Pur non tradendo nessuno, nel senso letterale del termine, vorrei non aver mai conosciuto questo mio io.
Non vivrò un parallelismo che umanamente non mi appartiene, e non saprò mai come sarebbe stato, ma la mia fragilità umana mi rende consapevole di quanto mi sarebbe piaciuto.
Grazie per avermi letto.
Risposta
Gent.ma, come non tentare di risponderti? Hai raccontato la tua esperienza, nonché formulato le tue opinioni, in modo così esauriente che non riesco ad esimermi dall’interloquire subito. In realtà mi accade spesso di tergiversare. Purtroppo i temi proposti dai lettori non sono proprio pertinenti a quelli del sito. Ma tu hai osservato te stessa, le tue emozioni e sensazioni così bene, d’aver compiuto il primo passo verso la meditazione – che non è affatto una pratica formale – in modo del tutto spontaneo.
La chiave di questa tua proficua ricerca interiore è stata la consapevolezza. Io non intendo influenzarti, tanto più che la tua disamina mi è sembrata davvero magnifica. Mi limito a farti notare solo un minuscolo, apparentemente insignificante, particolare. Nel concludere il messaggio hai affermato, cito testualmente, “… la mia fragilità umana mi rende consapevole di quanto mi sarebbe piaciuto”.
Bene, ti rendi conto di quanto possiamo esser fragili e, aggiungo, della forza che può scaturire da siffatta comprensione. Ma come fai ad esser certa che, alla fin fine, ti sarebbe piaciuto? Gli “appigli” si equivalgono tutti. Certo, ci sono delle persone con cui stiamo meglio. Con le quali ci sentiamo in sintonia. Ma nessuno di essi può darci ciò che attualmente sembra sepolto in profondità. E che andrebbe riscoperto, giorno per giorno, fino a gioirne per il beneficio di tutti.
Talune correnti spirituali lo chiamano amore. Altre, apparentemente meno poetiche, diciamo relativamente più essenziali, lo definiscono come il proprio volto originale. Stiamo parlando della natura primeva, che sembra partecipe dell’inconoscibile, oppure ne discende, se non ambedue. Una forza generatrice? Il risultato della limpida calma interiore che ci consente di vedere o percepire la realtà per ciò che è, al di là di qualunque, seppur ipotetica, lontana supposizione.
Ma da un punto di vista più pratico? Ricorro alla saggezza degli insegnanti spirituali di tutti i tempi che, riflettendo in proposito, nonché rendendosi conto delle innumerevoli sfumature psicologiche della mente umana, ne trassero sempre un’identica conclusione. Per lenire questa sete di conforto è indispensabile dissetarsi all’unica fonte possibile, la pazienza. Sennonché le acque agitate del laghetto mentale si calmeranno da sé e vedremo con tal chiarezza da comprendere come mai delle semplici onde erano riuscite a creare così tanto, apparente, momentaneo sconcerto.
Replica
Grazie.
Le parole, se dette con saggezza, leniscono le ferite dell’ animo.
Aspetterò che le increspature d’acqua di quel sasso si allontanino fino a svanire nella calma del lago che poi è il mio cuore.
Non so quanto tempo occorrerà, io sono una persona apparentemente loquace ma assolutamente introspettiva.
Se in questo silenzioso cammino avessi bisogno di una parola, mi piacerebbe tornare a leggerti.
Oggi è un giorno di festa che tu hai generosamente dedicato a me… e ne sono sinceramente commossa.
So che penserò molto alle tue parole, con affetto e gratitudine, Laura (nick).
Conclusione
Ciò che cerchiamo negli altri è già in noi. L’unione che perseguiamo non può esser creata se non nell’interiorità. Per quanto possiamo tentare di avvicinarci al nostro/a partner, rimarrà pur sempre una distanza profonda. Vivere una vita sociale piena e gratificante è ovviamente auspicabile. Ma non dovremmo mai congetturare che l’amore tra uno o più individui, per quanto reciproco, riesca a colmare l’incolmabile. Così come al vuoto si può sopperire soprattutto con la coscienza dell’energia interiore, uno o più amori circoscritti sono solo il succedaneo caduco e illusorio dello spirito di consapevolezza.
L’interiorità è la direzione della trascendenza, che non si conquista, tuttavia, né con pratiche deprimenti e innaturali, né con lussuria o licenziosità, bensì con il perseguimento dell’equilibrio. La “via di mezzo” consente, per l’appunto, di rasserenare la straordinaria volubilità della mente adusa per sua stessa natura al più straziante degli estremismi possibili. La mente che divide sempre in bene e male, ma il cui scopo recondito, come l’arcinoto saggio proverbio rammenta, è soprattutto quello d’imperare. Perseguire l’equilibrio equivale, invece, a calmare la mente. Tranquillizzarla corrisponde al primo passo verso la meditazione. La chiarezza che ne discende restituirà, ad ogni desiderio, il valore che più gli compete.