Le tecniche di meditazione erano conosciute molto prima che il Buddhismo comparisse in Cina o in Occidente. Per ciò che concerne gli ambiti cristiani, i metodi d’induzione della trance furono perlopiù sottaciuti e classificati come fenomeni mistici. In realtà concentrazione, contemplazione e meditazione sono – piaccia o meno – alla base di tutte le realizzazioni spirituali e anche se il lessico cambia, l’attenzione rivolta alla sfera interiore sarà comunque il trait d’union che accomuna qualunque vero approccio religioso.
«Arthur Waley ci dice, in The Way and Its Power (New York: Random House, 1958) che nel quarto secolo avanti Cristo i taoisti avevano già sviluppato tecniche di meditazione e di induzione della trance che erano probabilmente solo indirettamente influenzate dalle tecniche indiane. Erano chiamate “tso-wang” e “tso-ch’an” ed erano essenzialmente una pratica della concentrazione attraverso la focalizzazione sul respiro. Se non fosse stato per questi fenomeni indigeni analoghi, il buddismo avrebbe incontrato molta più resistenza nella sua espansione in Cina.
Prendendo in esame i tre grandi monoteismi occidentali, il fenomeno dell’attenzione non è altrettanto visibile. Ciononostante, è presente. Parlando in generale, le discipline spirituali delle religioni monoteiste non sono pienamente sviluppate come quelle orientali. Spesso costrette alla clandestinità da correnti teologiche o teocratiche ostili, molte pratiche spirituali delle religioni monoteiste sembrano essere passate dall’esoterismo all’oscurità, la corruzione e infine l’oblio. Tuttavia, queste religioni monoteistiche contengono profonde dimensioni mistiche, ed è qui che dobbiamo guardare per trovare la pratica dell’attenzione.» [ Preghiera mistica ebraica – Philip Novak ]
«Nel mondo cristiano, troviamo all’interno dell’ortodossia orientale la preghiera del cuore o di Gesù: un “mantra” cristiano che i contemplativi usano per richiamare alla mente il sé, unificare l’attenzione e quindi aprire il cuore alla Presenza Divina. La grande mole di testi contemplativi nella tradizione cattolica romana riguarda, come nell’ebraismo, la teoria e la dottrina, piuttosto che le tecniche. Nel primo medioevo è possibile trovare riferimenti alla contemplazione come a una ricerca di Dio nella quiete, il riposo e la tranquillità, ma niente di più. Il tardo medioevo vede tra i contemplativi la diffusione di una forma di preghiera chiamata “lectio divina”, o lettura meditativa delle scritture. Il monaco cistercense Thomas Keating descrive la lectio divina come l’esercizio della “capacità di ascoltare a livelli sempre più profondi di attenzione interiore”.
Il misticismo pratico arriva a maggior fioritura con Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, nel sedicesimo secolo. La via di Giovanni era quella del silenzio, della preghiera non-dispersiva, di stati mentali provocati da quella che definiva “una serena e amorevole attenzione in Dio”. Recentemente è stato fatto un tentativo di rendere più popolare questo tipo di attenzione contemplativa con la “preghiera di centratura”, un’altra tecnica simile ai mantra per focalizzare l’attenzione e acquietare la mente, simile alla preghiera di Gesù in uso nell’ortodossia orientale.»