Concetto di Meditazione: Aivanhov presenta un approccio alla meditazione che differisce dalle tradizioni induiste o buddhiste, basato sull’insegnamento esoterico cristiano del suo maestro Peter Deunov. Influenze e Viaggi: durante i suoi viaggi in India, Aivanhov incontrò diversi maestri spirituali, tra cui Neem Karoli Baba, e assimilò le loro conoscenze alla sua pratica. Pratica Meditativa: la meditazione secondo Aivanhov è un lavoro del pensiero superiore che richiede silenzio interiore e concentrazione per attivare il corpo causale (intelletto superiore). Suggerimenti per Meditare: Aivanhov fornisce consigli pratici su come meditare, sottolineando l’importanza di una corretta postura, respirazione regolare e l’approccio graduale alla meditazione.
Il modo in cui lo straordinario Aivanhov concepì e quindi spiegò la meditazione sembra alquanto diverso dall’approccio più tradizionale di stampo induista o buddhista. Tuttavia siffatta differenza è, in realtà, relativa. L’apparente discrepanza è soprattutto di linguaggio. La tradizione cui si rifà inizialmente è cristiana. Per l’esattezza, si riconduce all’insegnamento esoterico di matrice cristiana così come formulato dal suo maestro Peter Deunov. Sennonché Aivanhov conobbe pure l’India. L’11 febbraio 1959 partì alla volta dell’Himalaya, del Kashmir, del Gulmarg, di Calcutta, di Tiruvannamalai, del Ganeshpuri. Raccontò di aver incontrato in India diversi maestri spirituali, tra i quali Mâ Ânanda Moyî (1896-1982), swâmi Nityananda (1896-1961), Anâgârika Govinda (1898-1985), swâmi Shivananda (1887-1963) ma, soprattutto, il 17 giugno 1959, Neem Karoli Baba (?-1973), che egli assimilò più o meno al mitico Mahavatar Babaji. L’Insegnamento del Maestro Aivanhov fu esclusivamente orale.
«Che cos’è la meditazione? È la concentrazione del pensiero su una questione filosofica, morale, è una manifestazione dell’intelligenza. La meditazione è superiore alla concentrazione propriamente detta. La meditazione contiene un elemento del pensiero che lavora, mentre la concentrazione manifesta la predominanza della volontà e principalmente di una volontà meccanica, automatica, puramente fisica. Nella meditazione c’è senz’altro una concentrazione, ma è una concentrazione del pensiero». [ Aïvanhov, O. M., Conferenza inedita, 1 maggio 1941 ]
Considerazioni introduttive
Nell’insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov vengono proposte diverse tipologie di pratiche meditative, delle quali la meditazione propriamente detta è solo una delle possibili forme. [ … ] possiamo dire che la meditazione è un lavoro del pensiero che ci permette di conoscere la natura spirituale del soggetto su cui meditiamo.
C’è una grande differenza tra la normale attività mentale del nostro cervello e la meditazione. Nel primo caso i pensieri fluiscono liberamente, in qualsiasi stato interiore ci troviamo; il cervello riflette, pensa, analizza, ma il più delle volte senza un obiettivo preciso: è un semplice fluire di pensieri e di idee. Affinché il nostro intelletto superiore (quel “corpo” che gli induisti chiamano corpo causale) si attivi, c’è bisogno del silenzio interiore. L’attività mentale, il pensare, appartiene quindi al corpo mentale, che fa parte della natura inferiore. La meditazione è un’attività della natura superiore, ossia, del corpo causale, che corrisponde appunto all’intelletto superiore. Ma affinché questo tipo di “pensiero” si attivi sono necessarie particolari condizioni e, più precisamente, come abbiamo già visto, bisogna riuscire a far tacere la propria natura inferiore, attraverso la concentrazione ed il silenzio. Vediamo un ulteriore approfondimento per comprendere cos’è la meditazione nel senso inteso da Aïvanhov:
«Evidentemente si sottintende il pensiero impegnato in questioni di ordine religioso, spirituale. La meditazione deve condurvi in un mondo più elevato e portarvi la calma, la pace, la gioia». [ Aïvanhov, O. M., La nuova Terra, Prosveta, 2009, p.143 ]
«La meditazione è quindi un’attività del pensiero che permette di concentrarsi su un’idea o su un’immagine per studiarla, per confrontarla, per scoprire analogie e derivazioni in modo da poter collegarle esattamente nell’insieme delle cose. Qualsiasi cosa: la bellezza, la forza, la volontà, lo spazio, l’immortalità, la divinità… può essere soggetto di una meditazione. La condizione essenziale di una meditazione è comunque costituita dal fatto che nessun affanno, nessuna preoccupazione esterna ostacoli il lavoro del pensiero». [ Aïvanhov, O. M., L’Armonia, Prosveta, 1994, pag. 145 ]
Attraverso la meditazione si sviluppa la conoscenza spirituale di ciò che ci circonda, si nutre l’intelletto, lo si armonizza e lo si rafforza. Non solo, la meditazione permette di introdurre nel proprio essere elementi di natura spirituale.
Come meditare
I presupposti necessari essenziali per una buona meditazione sono
- una corretta postura,
- una tranquilla e regolare respirazione
- la tranquillità dell’ambiente,
- il fatto di avere tutto il tempo necessario a disposizione senza essere pressati da ogni sorta di impegni e
- la gradualità nell’entrare in profondità nella meditazione. Bisogna inoltre essere molto attenti e accorti nei confronti del proprio cervello, poiché una concentrazione troppo veloce può congestionare le cellule del nostro sistema nervoso, provocando emicranie.
«Nei primissimi momenti, cercate quindi di non pensare, di limitarvi a gettare uno sguardo nel vostro mondo interiore per constatare che tutto funzioni bene. Ma occupatevi anche del respiro: respirate in modo regolare, non pensate a nulla, sentite semplicemente che state respirando, abbiate solo la coscienza, la sensazione di respirare… Vedrete come quel respiro imprimerà un ritmo armonioso ai vostri pensieri, ai vostri sentimenti, a tutto il vostro organismo; ciò si rivelerà molto benefico». [ Aïvanhov, O. M., Potenze del Pensiero, Prosveta, 1994, pag. 187 ]
Il modo appena descritto di iniziare una meditazione ci permette di ricaricare e di rigenerare tutte le cellule, oltre a preparare tutto l’organismo a ricevere le correnti spirituali di cui è possibile beneficiare grazie alla meditazione.
È importante iniziare la pratica meditando su soggetti di natura spirituale che amiamo e apprezziamo, con cui ci si sente in affinità e in armonia. È l’amore che si prova per qualcosa o qualcuno che favorisce uno scambio sottile con il soggetto su cui si sta meditando, sia esso una persona, un’entità invisibile, una virtù o semplicemente un concetto astratto.
«Il piano spirituale è strutturato in modo tale che il solo fatto di pensare a una determinata persona, a un determinato luogo o a un determinato elemento, permette di venirne in contatto diretto ovunque essi si trovino. Non è quindi necessario conoscere esattamente il luogo, come avviene sul piano fisico dove occorrono carte e indicazioni precise. Nel piano spirituale, nel piano divino, non serve effettuare delle ricerche, ma basta concentrare fortemente il proprio pensiero affinché esso vi guidi proprio dove intendete andare. Se pensate alla salute, siete già nel mondo della salute… Se pensate all’amore, siete già nel mondo dell’amore… Se pensate alla musica, siete nel mondo della musica. E se siete sensibili, se ne avete il dono, potete addirittura captare gli echi di quella musica celeste». [ Aïvanhov, O. M., Potenze del Pensiero, Prosveta, 1994, pag. 198 ]
Su quali soggetti meditare
Omraam Mikhaël Aïvanhov consiglia di cominciare da argomenti o soggetti accessibili, non troppo astratti, ma tangibili, concreti, volgendo poi solo in seguito la propria attenzione su temi più elevati e sottili.
«Si può meditare su qualunque soggetto e argomento: sulla salute, sulla bellezza, sulla ricchezza, sull’intelligenza, sulla potenza, sulla gloria… sugli Angeli, sugli Arcangeli e su tutte le Gerarchie. Tutti i soggetti di meditazione sono buoni, anche se la cosa migliore che si possa fare consiste nel meditare su Dio stesso, per impregnare il proprio essere del Suo amore, della Sua luce, della Sua forza, per vivere un attimo nella Sua eternità… e nel meditare allo scopo di servirLo, di sottomettersi a Lui, di unirsi a Lui. Non esiste una meditazione più potente e più benefica di questa». [ Aïvanhov, O. M., Potenze del Pensiero, Prosveta, 1994, pag. 189 ]
«La filosofia del Cristo consiste nel far scendere il Cielo sulla terra, cioè nel realizzare il Regno di Dio e la Sua Giustizia. Gesù lavorava per questo Regno e chiese anche ai Suoi discepoli di lavorare per questo. È dunque lì che dobbiamo lavorare, cominciando dal nostro corpo fisico. Questa è la vera filosofia». [ Aïvanhov, O. M., Potenze del Pensiero, Prosveta, 1994, pag. 192 ]
«Questi sono quindi i due migliori temi di meditazione: come dedicarsi interamente al servizio del Divino, e come realizzare, concretizzare, materializzare sulla terra tutto il Cielo che è in alto. Il senso della vita è contenuto in queste due attività, e ciò che si trova al di fuori di esse ha certamente un significato, ma non un significato divino». [ Aïvanhov, O. M., Potenze del Pensiero, Prosveta, 1994, pag. 194 ]
«Vi raccomando infine di meditare sulla luce come metodo di difesa, di protezione, di comunicazione con gli Spiriti più elevati, come modo di comprendere, di liberarsi. Meditate anche sull’amore come mezzo che apporta la felicità, la gioia, la ricchezza, la bellezza a tutti. Meditate anche sulla libertà. Queste tre cose sono l’infinito. Praticando queste meditazioni si troveranno delle applicazioni, delle corrispondenze incalcolabili nella vita. Meditate dunque sull’amore, sulla saggezza, sulla verità. Questo è al di sopra di tutto». [ Aïvanhov, O. M., Conferenza inedita del 1 maggio 1941 ]
La vera meditazione è una pratica spirituale che deve aiutare a entrare in contatto con il Divino, per conoscerLo, per servirLo e per fondersi in Lui. Inoltre, la meditazione permette di portare nel piano fisico concreto queste realizzazioni interiori, per adempiere al precetto che il Cristo diede ai suoi discepoli: «Cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia e tutto il resto vi verrà dato in sovrappiù». [ Matteo 6:33 ]
Il vuoto mentale
Secondo Aïvanhov il vuoto mentale, così come viene inteso nelle filosofie orientali, è un concetto che va compreso meglio. Si sente spesso dire che la meditazione serve per fare il vuoto mentale, ma il vuoto non può e non deve essere una meta. Il vuoto serve per attirare la pienezza, la pienezza di vita, di gioia, di amore.
Il vuoto è infatti uno stato di passività, ed è collegato al principio femminile, che è il principio ricettivo: bisogna quindi essere molto vigili su chi riempirà questo vuoto, perché là dove c’è un vuoto ci saranno forze, energie, entità che desidereranno riempirlo e colmarlo; il praticante dev’essere consapevole di quali energie sta richiamando e per questo dev’essere molto puro, altrimenti attirerà entità inferiori, che gli porteranno tormenti psichici ed emotivi:
«Bisogna creare il vuoto per ricevere la pienezza, e tale pienezza deve riflettersi sul viso e in tutto l’atteggiamento del discepolo o dell’Iniziato. […] Quando si medita, quando si entra in contatto col mondo divino, se non appare niente di nuovo sul viso, niente di vivo, di luminoso e di espressivo, ebbene, ciò significa che la meditazione è stata inutile. Il vuoto non è una meta, ma deve servire ad attirare la pienezza. […] Ebbene il vuoto è la cosa più pericolosa se non si sa come prepararsi per far sì che il vuoto attiri il pieno». [ Aïvanhov, O. M., La vita psichica: elementi e strutture, Prosveta, 1994, Pag. 123 ]
(Omraam Mikhael Aivanhov)
– Prosveta pubblica le opere d’Aivanhov
– Aivanhov (amazon)
– Aivanhov (macrolibrarsi)
– Omraam Mikhaël Aïvanhov – Wikipedia
[ Fonte OmraamWiki, progetto internazionale realizzato con il contributo dei fondi della Ricerca scientifica dell’Università per Stranieri di Perugia (Dipartimento di Scienze Umane e Sociali) ]
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